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Alfragano dicendo: «Invenimus per hoc, quod portio unius gradus circuli ex rotunditate terrae sit 56 milliarium et duarum tertiarum unius milliarii per milliarium, quod est 4000 cubitorum per gradus aequales, secundum quod sollicite probatum est in diebus Almehon, et convenerunt super probationem eius sapientes plures numero». Gli scienziati francesi della spedizione d’Egitto considerano il cubito di millimetri 540,7 segnato sulla parete interna del nilometro dell’isola di Rhodah dirimpetto al Cairo, come identico al cubito scelto quale unità di lunghezza dal Califfo Al Mamun, al quale si attribuisce la costruzione di quel nilometro. Il miglio arabo, equivalente a 4000 cubiti, sarebbe adunque di metri 2162,8, ed il grado, di 56 miglia e ⅔, sarebbe lungo metri 122557, e supererebbe di ben 11571 metri il grado meridiano sotto la latitudine di 35°, quale è dato dalle misurazioni moderne.

La lunghezza del grado equatoriale in 56 miglia e ⅔, quale risulta dalle misure eseguite dai geografi arabi del secolo IX, è quella stessa che fu in seguito adottata da Colombo. Ma il Grande Navigatore confuse il miglio arabo col miglio italiano di quei tempi, corrispondente in realtà alla 70a parte del grado di circolo massimo, e perciò a soli 1589 metri. Si è per ciò che alle molte considerazioni accennate da Colombo per dimostrare la possibilità di giungere, in poche giornate di navigazione, dalle coste Spagnuole alle terre più orientali dell’Asia, per la via di occidente, egli aggiungeva pure quella distanza, relativamente poco considerabile, tra i due paesi.

Se si paragonano le coordinate geografiche di alcuni luoghi del mondo musulmano, quali furono calcolate dagli astronomi arabi, coi risultamenti delle osservazioni moderne, le differenze che ne risultano sono certamente notabili, specialmente per quanto si rapporta alle longitudini; ma rispetto alle coordinate geografiche registrate nelle Tavole Tolemaiche il miglioramento è grandissimo. Nei valori di alcune latitudini la esattezza è sorprendente: valga, ad esempio, la latitudine dell’osservatorio astronomico di Maragha (Persia) determinata da Nassir eh-din (morto nel 1274) in 37° 20’, la quale differisce appena di un