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Questa scoperta, quantunque nota agli Islandesi per la relazione fattane dal Günnbjörn, rimase infruttuosa per molti anni, sino a che, nel 983, Erik Rauda (Erik il Rosso), islandese di nobile famiglia, essendo stato condannato, per delitto comune, ad un esilio di tre anni, decise di impiegare questo tempo nell’esplorare la terra veduta dal suo compatriota. Egli vi giunse difatti sotto la latitudine di 64°; navigando quindi nella direzione del sud-ovest, ne toccò la estremità meridionale (moderno capo Farewell), e, dopo averla oltrepassata, si stabilì nel golfo o fiord di Igalikko, che egli chiamò Eriksfiord. A questo ardito avventuriero risale la denominazione di Grönland (Terra Verde) da lui immaginata per invogliare i suoi compatrioti dell’Islanda ad emigrare numerosi verso quella grande terra polare. E le sue istanze non furono senza frutto, chè, già nell’anno 985, trentacinque navi, con a bordo molte famiglie e bene provviste di sementi, di bestiame e di attrezzi, misero alla vela per la nuova colonia. Di queste navi, quattordici sole giunsero a buon porto, e con esse quelle di Erik e di Herjulf, il cui figlio, Bjarn, doveva, poco tempo dopo, acquistare rinomanza per la scoperta di parecchie terre situate a sud-ovest della Groenlandia. Un nuovo Stato indipendente, con una forma di governo repubblicano simile a quella dell’Islanda, sorse così al di là dell’Atlantico, e tale si mantenne, aumentando sempre più in popolazione ed in floridezza, per quanto lo permettessero il rigore del clima e la natura del suolo, sino a che nell’anno 1261 cadde sotto il dominio della Corona di Norvegia.

Nell’anno 986, Bjarn, che al tempo della partenza degli emigrati islandesi trovavasi in mare per affari di commercio, giunge in Islanda, ove, saputo che suo padre, Hjerulf, era con Erik in un paese dell’occidente, non mette tempo in mezzo, e con audacia giovanile si dirige verso la Groenlandia, che egli non conosceva che di nome. Secondo la relazione di Erik Rauda, la nave di Bjarn fu, per i primi tre giorni, favorita da buon vento, al quale tennero dietro fittissime nebbie e forti venti del nord, che la spinsero a grande distanza verso il sud-ovest. Dopo alquanti giorni il tempo si rimise al bello, e grande fu

Hugues, Storia della Geografia, II. 3