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erano state abbandonate da quei primi missionari e colonizzatori nell’anno 725, in cui cade la prima irruzione dei Normanni nelle isole Britanniche, e che, andando in cerca di nuove sedi che fossero meglio acconcie a proteggerli contro quei pirati del nord, gli Irlandesi approdarono in Islanda nell’anno 795.
A Naddod, che nell’anno 861, mentre navigava dalla Norvegia alle Färoer, era stato gettato da una forte burrasca sulle coste dell’Islanda, tenne dietro, nell’anno 864, la spedizione di Gardar, diretta alla ricerca della terra nuovamente scoperta. Il Gardar la circumnavigò per intero, ne determinò lo sviluppo costiero in 168 leghe (circa 1250 chilometri), e le diede il nome di Gardarsholm (Isola di Gardar). A lui succedette Floki Rafna, il quale soggiornò nell’isola per quasi due anni, esplorandone le coste ed anche un buon tratto dell’interno. La descrizione che egli ne fece al suo ritorno in Norvegia (anno 872) non fu tale da invogliare altri a stabilirsi. L’isola era, secondo lui, sconvolta da fuochi sotterranei; agitata, senza posa, da terribili convulsioni; coperta, in gran parte, di nevi eterne, e, nel medesimo tempo, squarciata, in mille luoghi, da abissi, donde zampillavano con violenza fontane di acqua bollente. Alcuni dei suoi compagni però dipingevano l’isola sotto ben altri colori. Thorolf, tra essi, diceva che quella terra del nord era un paese ben soleggiato, smaltato di fiori e fecondissimo, un paese benedetto dagli dei, nel quale l’uomo avrebbe potuto vivere libero dalla tirannide dei re e dei Signori1.
La favorevole descrizione di Thorolf indusse altri Norvegesi a recarsi in Islanda, sotto la condotta di Ingulf. Ciò avvenne nell’anno 874. E quando, nell’anno seguente, colla memorabile vittoria di Hafursfiord (o Stavanger), Harald Haarfager riuscì a rendersi signore di tutta la Norvegia, molte furono le famiglie nobili che, non reggendo al despotismo di quel principe, abbandonarono spontaneamente il paese natìo, e si stabilirono