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una parte, ma debbono andare quasi a scontro per opposito; e s’egli si trova fiume che venga da oriente, per lo suo opposito è mestieri che si trovi fiume che venga a rincontro da occidente; e s’egli si trova fiume che venga dal mezzodì è mestieri ch’egli si trovi quello che venga da settentrione»1 in terzo luogo, che i fiumi «debbono radunarsi in un luogo più cupo di loro, e questo deve essere un braccio di mare il quale esce dal mare maggiore, il quale circonda tutto all’intorno la terra; e se questo braccio di mare non fosse potrebbonsi iscontrare i fiumi insieme, e allagherebbero, e farebbero un braccio di mare di lor medesimi, il quale per forza entrerebbe nel mare maggiore e allagherebbe la terra, che non si potrebbe abitare altrove che alla sommità dei monti»2, donde la necessità assoluta della esistenza del Mare Mediterraneo.

Alle osservazioni, più sopra esposte, che Alberto Magno fa intorno alle condizioni climatiche dei diversi paesi, si aggiungono queste altre non meno importanti. Non solamente le temperature variano col variare delle latitudini, ma sibbene si abbassano tanto più quanto più aumenta l’altitudine, così che nei bassopiani dei paesi meridionali o la neve è sconosciuta, o quella poca che cade si scioglie prestamente3. La spiegazione del fatto che sulle alte montagne la neve non si scioglie, e la temperatura si abbassa coll’aumentare dell’altezza, è data da Vincenzo di Beauvais nello Speculum naturale4. «Quanto più denso è il mezzo attraverso il quale passano i raggi solari, tanto più intenso è il riscaldamento; per questa ragione il freddo che regna sulle alte montagne è solamente prodotto dalla grande rarefazione degli strati atmosferici».

Era pure nota l’influenza prodotta sulla climatologia delle varie contrade dalle diverse direzioni delle catene montagnose. Dice Alberto Magno5 che un paese aperto liberamente verso il sud, e difeso a settentrione da un alto sollevamento, deve essere assai più caldo di un altro aperto liberamente nella direzione del nord; per contro, una contrada aperta verso oriente e coperta, nel lato opposto, da una catena di montagne, deve essere più asciutta di una contrada aperta verso occidente. Osservazione giustissima, e confermata da mille fatti tanto nel continente orientale quanto nell’occidentale.

Se in Aristotele troviamo cenni sulla profondità del Ponto e del Mediterraneo6; se ai Fenici e ai geografi greci e romani, a Plinio e a

  1. Ristoro d’Arezzo, Ibid., pag. 153.
  2. Ibid., pag. 154.
  3. Meteorum, Lib. II, 1, 17.
  4. Lib. VII, Cap. 23.
  5. De natura locorum, Cap. 13. In questo trattato del celebre filosofo trovasi, per la prima volta, la espressione di nevi perpetue (nives perpetuae).
  6. Aristot., Meteor. Lib. II, Cap. I, 12. V. Parte prima, pag. 35.