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una grande isola colla leggenda: «preter ptolemei traditìonem est hic guffus sed pomponius eum tradit cum eius insula». Nella parte meridionale della stessa parte del mondo si innalza sotto il nome di Montes lune, una grande catena di montagne, dalla quale sorge uno dei rami superiori del Nilo, e nelle vicinanze si legge: «hic sunt montes lune qui lingua egiptiaca dicuntur gebeltan a quibus nilus fluvius oritur atque estatis tempore dissolutis in ipso amnibus major effluit». La parte S.O. dell’Africa porta nella carta il nome di Etiopia; ad essa appartiene il paese del Prete Gianni. Le regioni del nord-ovest sono designate col nome di Mauretania; le centrali con quelli di Libia; le orientali col nome di Nubia. Sono pure attinte alla geografia di Tolomeo le rappresentazioni del Nilo, delll’isola Meroe e del ramo orientale del Nilo, che sorge da un lago (Coloe, Tana o Tzana). In questo lago è un’isola sormontata da un tempio, colla leggenda: «in hoc lacu insula est tenis nomine que lucos silvasque grande apostolis templum sustinet, natat et quocumque venti agunt appellitur», la quale leggenda è tolta quasi letteralmente da Pomponio Mela, il quale, a proposito di una terra dell’Egitto, dice: «In quodam lacu Chemnis insula lucos silvasque et Apollinis grande sustinet templum, natat, et quocumque venti agunt, pellitur»1. Già nel secolo XV il lago Coloe di Tolomeo portava il nome Tenis poco diverso dall’attuale, e l’isola galleggiante e mobile a seconda del vento che nella carta del 1447 è raffigurata come boscosa e portante un tempio, si spiega osservando, che, ancora in oggi, sulle rive del lago Tana, e specialmente nelle sue isole, si trovano i più venerati chiostri e templi dell’Abissinia. Osserviamo ancora, col Fischer, che l’anonimo autore della carta poteva essere abbastanza minutamente informato di quel paese alpestre dell’Africa orientale, perchè precisamente parecchi anni prima, cioè nel 1439, il Papa Eugenio IV aveva incaricato un Commissario apostolico di una lettera al Prete Gianni signore di quel paese, e nell’anno 1441 un’ambasceria abissina sì era re-

  1. De situ Orbis, 1, 9.