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anteriori a Macrobio, in Plutarco, in Arriano, ed in Dionigi Periegete. Nel primo di questi scrittori si legge: «Quindi col fiore del suo esercito egli (Alessandro) discese in Ircania, e veggendo quel seno di mare che, a quel che appariva, non era minore del Ponto, ma che più dolce era dell’altro mare, per quanto indagasse non potè mai rilevare nulla di certo intorno ad esso; ma più di tutto s’avvisò che fosse un ristagno della palude Meotide. Non fu occulta per altro ai fisici la verità della cosa, i quali molti anni prima di quella spedizione di Alessandro avevano già scritto, che di quattro seni che son nella terra, e che vi penetrano dal mare esteriore, il più settentrionale si è questo che mare Ircano e Caspio si appella»1. Gli altri tre golfi o seni erano il mare nostro (Mediterraneo), il mar Rosso ed il golfo Persico. Del resto anche Macrobio considerava il mar Caspio come formato dall’Oceano a somiglianza del mar Rosso e del mare Indico, quantunque dichiari di non ignorare che alcuni geografi assicurassero il contrario2, cioè facessero di quel mare un bacino a sè e affatto indipendente dall’Oceano mondiale.

Macrobio ammette, per la circonferenza massima della sfera terrestre, lo sviluppo eratostenico di 252.000 stadi: il diametro terrestre è adunque di 80.000 stadi (Lib. I, Cap. XX)3. La lunghezza dell’ombra proiettata dalla Terra si ottiene, secondo il medesimo autore, moltiplicando per 60 la lunghezza del diametro, ed è pertanto di 4.800.000 stadi, i quali rappresentano inoltre il raggio della circonferenza descritta dal Sole (Ibid.). Ma il diametro solare equivale alla 216a parte di questa circonferenza, ed è perciò di quasi 140.000 stadi (). Il rapporto del diametro della Terra


  1. Plutarco, Vita di Alessandro, cap. 44.
  2. Lib. II, cap. 9: «Non ignoro esse nonnullos qui ei de Oceano ingressum negent»
  3. Realmente il diametro terrestre sarebbe di 80216 stadi (=252.000:3,1415).