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senta un’altra categoria di carte di carattere affatto diverso, quella cioè delle carte marine o nautiche.
Nulla ci dice che i Romani, ed i Greci prima di essi, i quali composero tante eccellenti descrizioni costiere del Mediterraneo, cioè i cosidetti Peripli, avessero eziandio costrutte delle carte generali o particolari di questo mare tanto conosciuto. Gli autori che distinguono due sorta di guide per i viaggiatori e per i militari, cioè gli itinerari scritti, itinera adnotata, e le carte stradali itinera picta, avrebbero sicuramente aggiunto a questa seconda classe gli itinera maritima, se realmente fossero esistite, in quei tempi, delle carte speciali per la navigazione costiera.
L’immenso sviluppo nelle relazioni commerciali dei paesi circostanti al Mediterraneo durante e dopo le Crociate, non poteva a meno di creare nuovi bisogni alla navigazione. A questi provvide particolarmente l’introduzione dell’ago calamitato (acus nautictus), la quale non sappiamo, nè quando, nè come, nè per opera di chi sia avvenuta, ma che certamente alla metà del secolo XII era un fatto compiuto e notissimo. Gli scrittori più autorevoli ammettono generalmente che la bussola, ben nota ai Cinesi, passasse in Occidente per mezzo degli Arabi, e si adoperasse in principio facendola galleggiare sull’acqua, e anche sino da tempi assai antichi si montasse sopra un pernio: così infatti la descrive Alessandro Neckam, professore all’Università di Parigi, tra il 1180 e il 1187, cogli altri strumenti necessari all’armamento di una nave. Pietro di Maricourt, nel trattato sulla calamita da lui terminato nell’agosto dell’anno 1268, descrive due bussole, una delle quali sospesa sull’acqua e l’altra sopra un pernio; e, poco dopo, Raimondo Lullo (1268-1295) indica con precisione lo strumento Stella maris, che, secondo molti, è una bussola composta di una rosa dei venti attaccata all’ago magnetico1. Altri invece vogliono che questa unione, e
- ↑ Ristoro d’Arezzo (secolo XIII) conosceva l’ago calamitato detto da lui «l’angola che guida li marinari, e per la virtù del cielo è tratta e rivolta alla stella, la quale è chiamata tramontana». V. Della composizione del mondo, Milano, Daelli 1864, pag. 205. I nomi arabi Zohron