70. Pedro de Covilham. Alfonso de Payva. — Contemporaneamente alla spedizione di cui nel precedente paragrafo, Giovanni II aveva spedito due suoi gentiluomini, Pedro de Covilham e Alfonso de Payva, verso oriente col doppio incarico di avere notizie sicure sul personaggio misterioso detto Prete Gianni, i cui dominii credevano i Portoghesi che fossero situati nell’Abissinia, e di radunare tutte le informazioni intorno al commercio dell’India ed alle vie navigabili verso quel continente. Con una carovana di mercatanti arabi del Marocco i due viaggiatori si recarono a Tor, al piede del monte Sinai, ove raccolsero alcune utili notizie intorno al commercio di Calicut. Si imbarcarono quindi sul mar Rosso, e giunsero ad Aden, ove si separarono, Payva per passare di là in Abissinia, e Covilham per proseguire verso l’India, ed assicurarsi della verità delle relazioni fattegli dai mercanti arabi. Assai importante fu il viaggio del Covilham, giacché, dopo aver visitato parecchi luoghi della costa occidentale del Dekhan, attraversò l’Oceano Indiano, e giunse a Sofala sulla costa orientale d’Africa, celebrata per le ricche miniere aurifere del suo territorio. Quivi ebbe anche occasione di radunare alcune precise notizie sull’isola della Luna, detta più tardi Madagascar. Dalla costa orientale d’Africa recossi quindi, per la via di mare, all’Egitto, e giunto al Cairo seppe che il Payva era stato barbaramente trucidato in Abissinia. Venne allora nella risolazione di andare egli stesso in cerca del Prete Gianni, ovvero del Negus di Abissinia, dal quale ebbe così lieta accoglienza e fu trattato così onorevolmente, che decise di passare colà il resto della sua vita. E, oltre alle note di viaggio che egli aveva diretto al re di Portogallo durante il suo soggiorno al Cairo, mantenne anche in seguito attiva corrispondenza epistolare col suo paese nativo, nella quale diceva, tra le altre cose, non esservi dubbio alcuno sulla possibilità di navigare all’India circumnavigando l’Africa, ed affermava che il promontorio meridionale di questo continente era bene conosciuto dai navigatori arabi pratici del Mare delle Indie. Per cui, come bene osserva un egregio geografo inglese, al Covilham può essere giustamente attribuita la