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che noi chiamiamo Saraceni1; dalla parte settentrionale confina con quell’immenso spazio di terra donde hanno principio l’Asia e le provincie della Siria: a ponente è terminata dal mare Issico denominato da alcuni Partenio». Ed altri esempi di simili inesattezze potremmo qui addurre se non lo vietasse la economia del lavoro.

Non mancano tuttavia nelle Storie di Ammiano notizie che danno indizio di un certo progresso, specialmente nella geografia dell’Asia centro-occidentale. Così, tra gli scrittori dei primi tempi del Medio Evo, egli è l’unico che alluda all’esistenza del lago di Aral, nel seguente passo che si legge nel capitolo 6° del Libro XXIII: «Ai piedi dei monti chiamati Sogdii stanno i Sogdiani: fra i quali scorrono due fiumi attissimi ad essere navigati, l’Araxates e il Dymas, che per gioghi e per valli precipitando discorrono in una campestre pianura e formano l’ampia palude chiamata Oxia»2.

Lo storico di Antiochia si dimostra anche molto famigliare coi vari e molteplici argomenti della geografia fisica. «Nelle parti del Ponto che sono esposte all’aquilone ed alle brine indurisce il ghiaccio per modo, che nè i fiumi, per quanto si crede, scorrono sott’esso, nè però sull’infido e labile suolo possono fermare il passo e gli uomini e le bestie: difetto cui non soggiacciono i veri mari, ma quelli soltanto ai quali frammischiansi troppe acque di fiumi» (XXII, 8). In questo fatto è chiaramente espressa la differenza tra i gradi termometrici corrispondenti al congelamento delle acque dolci e a quello delle acque marine. Circa alle piene del Nilo, l’opinione, che gli pare


    cipitat ex altissimis montibus». Plinio (V,9) chiama Catadupi quelli che abitano nelle vicinanze della cateratta medesima, da lui detta cateratta nuovissima.

  1. I Saraceni sono già menzionati da Plinio (VI, 28), da Tolomeo (VI, 7), nel Periplo del golfo Arabico di Marciano di Eraclea in cui si legge: «Loca ad cervicem Arabiae Felicis post Petream et Desertam tenent Saraceni qui vocantur».
  2. V., sopra questo argomento, Hugues, Il Lago di Aral, pag. 18.