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gono dal suo seno uomini capaci delle più grandi opere e di ogni mezzo adatto a dirigere le energie volenterose, ma sparse, della moltitudine, ciò si è avverato specialmente nel Portogallo, piccolo paese alla estremità occidentale del mondo civilizzato, dianzi pressochè ignoto, ma che, per la sua stessa posizione sui confini di un immenso Oceano quasi inesplorato, era destinato, non solo a promuovere, ma eziandio ad effettuare quella impresa geografica che nella storia della scienza merita di essere posta a pari livello coi viaggi di Marco Polo e colla scoperta dell’America per Cristoforo Colombo «offrendoci lo spettacolo dei più grandi e generosi sforzi che sieno stati compiti per ampliare il teatro dell’umana intraprendenza e della civiltà»1.

L’infante D. Enrico, principe di Viseu, soprannominato il Navigatore, quinto figlio del re Giovanni I, nato nel 1394, morto nel 1460, è giustamente considerato come il vero fondatore della potenza marittima del Portogallo. Ardentemente desideroso di estendere fuori della cerchia limitata della penisola Iberica la fama del suo paese; di ingegno pronto e sagace; amantissimo degli studi astronomici, nautici e geografici; premuroso ricercatore di tutte quelle notizie sulle condizioni del continente africano che potevano rendergli più facile l’attuazione del suo grandioso progetto; creatore di una vera scuola idrografica; di carattere dolce ed affabile; generoso senza ostentazione; infine, come Principe e Gran Mastro dell’Ordine del Cristo, nella posizione di poter affrontare le gravi spese necessarie alla lunga e difficile impresa, D. Enrico era, più di ogni altro, capace di affrontare le difficoltà, che allora parevano insormontabili, della completa ricognizione delle coste africane e della scoperta di una via navigabile e diretta verso le Indie.

A proposito del quale problema acutamente osserva il Peschel2, che nei primi tempi del secolo XV sotto il nome di India si intendevano paesi assai diversi. Si distinguevano cioè l’India maggiore e l’India minore; l’India superiore, media

  1. Boccardo, Storia del commercio, pag. 171.
  2. Peschel, Abhandlungen zur Erd- und Völkerkunde, I, pag. 201.