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infatti si vede che di Ugolino nacque Sorleone, il quale esercitava la mercatura, e, nel 1302, essendo tuttavia minorenne, pigliava accomandite di denaro per trafficarlo in Sicilia. Queste tre osservazioni, trascritte quasi letteralmente da una dotta e breve nota di Tommaso Belgrano, tolgono ogni dubbio intorno all’autenticità dell’importante documento dell’anonimo spagnuolo. Meno accertata mi pare invece la identificazione che l’egregio critico fa della città di Magdasor colla città di Makadashu di Ibn Batuta (Magadoxo delle carte moderne), sulla costa orientale d’Africa; quantunque anche il De Simoni e Teobaldo Fischer l’accolgano senza esitazione1. Ma l’indole stessa di questo lavoro si oppone alla trattazione minuta di un tale argomento.

54. Scoperta delle Canarie. — Una parte, almeno, dell’importante arcipelago delle Canarie era stata conosciuta dall’antichità classica sotto la denominazione di Isole Fortunate, e il nome stesso di Canarie è una prova di quelle antiche nozioni che il re Giuba aveva messe in circolazione nel mondo romano2. Gli Arabi nulla ci hanno lasciato che possa informarci delle loro proprie esplorazioni, e forse, accennando nelle loro opere le isole della Felicità, essi si limitarono a trasmetterci un riflesso delle indicazioni degli antichi geografi, e specialmente di Tolomeo.

Per l’Europa neo-latina, queste isole erano una terra perduta, che all’abilità dei marinai genovesi venne dato di ritrovare e di far conoscere alla Cristianità. Nel racconto che Giovanni di Béthencourt fa degli avvenimenti, di cui l’isola Lanzerote fu il teatro nell’anno 1402, si legge: «Alcuni giorni dopo, Gadifer mandò alcuni de’ suoi a far provvista di orzo,



  1. Fischer, Sammlung mittelalterlicher Welt- und Seekarten italienischen Ursprungs, pag. 12 e 13; De Simoni, Le carte nautiche italiane del Medio Evo, pag. 8; Belgrano, in Atti della Società ligure di storia patria, vol. XV, pag. 321 e seg.
  2. D’Avezac, Les îles de l’Afrique, parte 2ª, pag. 148; V. anche la Parte prima di questo mio lavoro, pag. 57.