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90 giorni di continuo giorno, la presenza del sole sull’orizzonte del luogo fosse di soli 42 giorni, poco più poco meno. In tale condizione si trovano i luoghi aventi per latitudine 67°55’, la quale differisce, in più, di soli 20 minuti primi di grado da quella cui venne condotto il prof. Pennesi nel suo lavoro dedicato all’esame del viaggio del Quirini1. Nè questa semplice conclusione è contraddetta dalla relazione del Fioravante, giacchè, come bene osserva il Miniscalchi Erizzo2, si deve intendere nelle parole «sempre si vede tutto il sole o i suoi raggi non mancano», non solo la durata costante del sole sull’orizzonte, ma benanche il tempo dei crepuscoli. La latitudine di 67°55’ di 67°35’ (secondo il Pennesi) corrisponde molto approssimativamente al luogo in cui si innalzano le isolette di Sandö e di Röst, nelle quali non si può a meno di riconoscere l’isola dei Santi e quella di Rustene, di cui nella relazione del viaggio.
La parte più importante della relazione del Quirini non sta tuttavia nelle cose che si riferiscono al punto estremo toccato dal viaggiatore sulle coste occidentali della Scandinavia, bensì nell’affermazione che il Capo di Norvegia, o altrimenti il Capo Nord, segna l’estremità settentrionale della penisola, dimostrando così un progresso notabilissimo sulle nozioni che di quel paese si avevano, non solo nella seconda metà del sec. XV, ma eziandio nella prima metà del secolo XVI. Abbiamo già accennato, nel paragrafo precedente, la carta del tedesco Nicolao Donis, la quale porta la data dell’anno 1482. Ora in questa mappa la Scandinavia è tagliata dal parallelo 71°, senza che per questo la terra pare che termini nei suoi limiti settentrionali, verso i quali continuerebbe anzi ad estendersi compatta, se la mappa stessa non terminasse al medesimo parallelo. Così pure nella carta di Giacomo Ziegler, pubblicata a Strasburgo nel 1542, la Groenlandia è ancora un’appendice della Norvegia