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e Shetland sono rappresentate assai più grandi del vero; ed in fine vi si aggiunsero le latitudini e le longitudini, di cui le prime sono generalmente troppo settentrionali. Queste alterazioni sono meno sensibili nella prima edizione della carta del Donis: buona è quella che si riferisce alla Groenlandia situata più verso il nord, per darle una posizione che meglio sì accordasse colle posteriori determinazioni fatte per mezzo della bussola, e colle idee geografiche della seconda metà del sec. XV. — 3) Le due carte del Zeno e del Donis non sono compilazioni indipendenti dalla carta originale: quella degli Zeno, più ricca e più corretta, tanto nei nomi quanto nei particolari, deve essere, delle due, la più antica. — 4) La carta delle regioni settentrionali che Antonio Zeno portò con sè dalla Frislanda deve essere considerata, dal punto di vista cartografico, come straordinariamente buona per que’ tempi, e quasi eguale a quella del Mediterraneo costrutta da Andrea Bianco. — 5) La medesima carta deve essere il risultato della esperienza di viaggi ripetuti in quelle regioni da marinai intelligenti, probabilmente prima che si introducesse colà l’applicazione della bussola nautica; dal che si deve conchiudere che, verso la fine del secolo XIV, e forse nel secolo XV, i viaggi verso la parte nord-est dell’America erano molto più frequenti di quanto generalmente si crede. — 6) Nello schizzo aggiunto da Zeno giuniore al libro pubblicato dal Marcolini nell’anno 1558 sono rappresentati, in generale con verità, i paesi circostanti alle Faröer visitati dai due veneziani insieme con un corsaro del nord1, tra cui un monastero situato probabilmente sulla costa orientale della Groenlandia, ed un porto situato in qualche luogo della costa meridionale. E bene si appone il Marinelli, affermando che la carta zeniana fu la prima a riprodurre, in forma esatta e giusta,

  1. Secondo il Nordenskiöld, il personaggio che porta nella relazione il nome di Zichmni e dal quale Nicolò Zeno ebbe così buona accoglienza, non sarebbe Sinclair, conte delle Orcadi, sibbene uno qualunque degli arditi filibustieri che in quei secoli tanto infestarono il settentrione d’Europa.