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carta, si viene ad avere una quasi generale conformità colle posizioni latitudinali moderne1.

Non possiamo, in questo lavoro, discutere una ad una le molte opinioni, le une favorevoli le altre contrarie all’autenticità, tanto della relazione quanto della Carta da navegar dei fratelli veneziani. Il lettore che brami avere notizia di tutto ciò ricorra ai dottissimi lavori pubblicati, or non è molto, da Cornelio De Simoni, giudice competentissimo ed imparziale. Il quale, con ampio corredo di erudizione, ed appoggiandosi eziandio al giudizio di due sommi critici, Alessandro di Humboldt e il Nordenskiöld, riesce, nei due lavori più sopra citati, a dimostrare con tutta evidenza quanto poco sieno fondati i dubbi che vennero, specialmente in questi ultimi anni, espressi da parecchi geografi intorno alla verità dei viaggi e delle scoperte degli Zeno.

Strane e singolari parranno le particolarità che si leggono nella relazione a proposito del Chiostro di S. Tommaso e dei suoi dintorni. Ma qui viene in acconcio la testimonianza di un Islandese, Ivan Bardsen, il quale fu, nel secolo XIV, intendente del Vescovo di Gardar nella Groenlandia, e ci lasciò una preziosa descrizione delle colonie allora esistenti in quelle regioni. Ora, il fatto più interessante per la questione di cui ci stiamo occupando è questo, che, dopo aver accennato, sulla costa occidentale, un monastero dedicato a Sant’Olao e a Sant’Agostino, il Bardsen dice che nella parte più interna di un vicino fiord,

  1. Nel 1558 fu stampata a Venezia per cura di Francesco Marcolini la relazione delle scoperte fatte da Nicolò e Antonio Zeno nel settentrione d’Europa tra il cadere del secolo XIV e il principio del seguente. L’edizione fu preparata da Nicolò Zeno giuniore, discendente diretto dal suo omonimo scopritore. Ivi però avverte il lettore che, essendo egli ancora fanciullo, aveva fatto sciupio delle lettere e carte relative, e che accortosi poi tardi della loro importanza aveva cercato di raccapezzarle il più che fosse possibile in un ben ordinato racconto, ristabilendo anche come aveva potuto la carta geografica che vi andava unita, rosa dai tarli e guasta dall’umidità, ed aggiungendovi del suo la graduazione tanto dei paralleli quanto dei meridiani.