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lunghe peregrinazioni, l’infaticabile viaggiatore siasi limitato a poche linee, nelle quali ben poco d’interessante si legge intorno all’immensa regione del Cataio, e solo due città vengono nonoiinate, cioè Cambaleschia (Peking) e Nemptai? Il silenzio del viaggiatore intorno alle cose meravigliose che egli avrebbe veduto nel lunghissimo viaggio da Ava a Peking, e tra le quali mi limito ad accennare, per stare nel puro campo della geografia positiva, le immense fiumane che irrigano in ogni senso la Cina, ed i numerosi canali che sono di questo paese un vero tratto caratteristico, sarebbe, nella ipotesi del Bellemo, assolutamente inesplicabile.

Il chiarissimo autore nega il viaggio, per via di fiume, da Ava al golfo di Martaban, e, in appoggio della sua tesi, dice che troppi sarebbero stati i diciassette giorni impiegati dal Conti per vincere la distanza di 700 chilometri, da Ava alle bocche deill’Irawadi. Ma, anche prescindendo da che lo sviluppo vero del corso sarebbe non già di 700, ma, per lo meno, di 1000 chilometri — giacchè la distanza data dal Bellemo è da lui misurata tra Ava e il ramo più meridionale dell’Irawadi — è da osservare primieramente che i 17 giorni di viaggio sono, nella relazione, contati da Ava alla foce del fiume, ove trovavasi la città di Xeythona; in secondo luogo, che anche la durata della navigazione del Gange, dalle bocche alla città di Maharatia, che il Conti dice essere stata di tre mesi e mezzo, potrebbe essere considerata come troppo lunga, anche tenendo conto della circostanza che la navigazione era contro la corrente; in terzo luogo, e per ultimo, che nella relazione non si dice affatto che il viaggio da Ava al golfo di Martaban venisse fatto per via di fiume.

Lo stesso Bellemo, analizzando l’interpretazione proposta dal Kunstmann, dice ancora «che il viaggio da Sittang a Bangkok sarebbe stato uno dei più viziosi che si possano immaginare; poichè da Ava il Conti avrebbe dovuto scendere al mare con direzione sud, poi volgere a nord-est sino al vertice del golfo di Martaban, e al nord sino a Sittang; e siccome questa città non era il termine del suo viaggio, ma lo era, secondo l’illustre