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Il Bellemo sostiene, contrariamente all’opinione degli autori sopracitati, che il Conti fu realmente nella Cina, e la visitò minutamente in alcune delle sue parti, e conforta questa sua asserzione con argomenti che, se non sono tutti egualmente persuasivi, danno tuttavia prova di molto senno critico e di non comune erudizione. L’esame di questi argomenti richiederebbe una troppo lunga esposizione, e ci limiteremo ad accennare, più avanti, quelli che ci paiono i più importanti. Intanto vediamo quali sarebbero stati, a seconda delle due diverse interpretazioni, gli itinerari del Conti, dalla capitale della Birmania sino alla sua partenza per le grandi isole della Sonda.

Secondo il Kunstmann adunque, Nicolò Conti, disceso alla costa per il fiume Irawadi, giunse a Xeythona sul golfo del Pegù (comunemente, in oggi, golfo di Martaban). Ora Xeythona non è già, come supponeva Giovan Battista Ramusio, il porto cinese di Zayton, ma sibbene la città marittima di Sittang alla foce del fiume omonimo che si getta nell’angolo più interno del golfo di Martaban. Da questo luogo il Conti recossi, per via di terra, al porto di Pancovia, che il citato autore non esita a identificare col porto siamese di Bangkok. È vero che questa grande città sarebbe, secondo gli Annali stessi del regno di Siam, di fondazione relativamente non lontana e posteriore al viaggio di Nicolò de’ Conti; ma, oltre che questi annali sono molto incompleti, potrebbe darsi che la moderna Bangkok venisse fondata sul sito già occupato da una città più antica portante il medesimo nome.

Secondo il Bellemo, invece, il viaggiatore veneziano, punto trattenuto dalle difficoltà e dai pericoli di un viaggio attraverso la regione montagnosa dello Tunnan, dal bacino dell’Irawadi si sarebbe recato nella Cina propria, e, percorsa questa regione in senso inverso a quello tenuto, 150 anni prima, dal suo immortale compatriota, sarebbe giunto a Peking, visitando presso a poco le stesse città descritte da Marco Polo. E qui si affaccia un’osservazione importante. La relazione del Conti non va certo distinta per minutezza di descrizioni; ma è egli ammissibile che, appunto nella parte più importante delle sue