zione generale del viaggio dovrebbe essere, come bene avverte il Bellemo, verso il sud-est, perchè, a fine di giungere alla città di Ava navigando contro la corrente dell’Irawadi (Dava), il Conti impiegò un intero mese.
Alla descrizione della Birmania, che il Conti chiama Macin, seguono poche parole sul Cataio o Cina. Queste notizie sono tenute dal Kunstmann come una interpolazione fatta dal Bracciolini, o, al più, come un cenno sfuggevole per incidente. L’egregio critico opina cioè che il Conti non fu mai nella Cina propriamente detta. A lui si uniscono pure il Peschel nel primo volume delle sue Dissertazioni e nella sua Storia della geografia1, il Branca nella sua Storia dei viaggiatori italiani ed altri2. Che il viaggiatore veneziano avesse potuto raccogliere dai Cinesi stabiliti in Ava ed in altri luoghi della Birmania, notizie sul vasto impero dell’Asia orientale, si intende benissimo, ove si consideri che il bacino superiore dell’Irawadi era stato conquistato verso la fine del secolo XIII, e che ai tempi del Conti, come ai nostri giorni, i due paesi mantenevano tra di loro estese relazioni di commercio. Si aggiunge che, secondo il Conti medesimo, il signore del Catai porta il titolo di Chachan «magnus canis, hoc est eorum lingua imperator»: ora questo titolo, prettamente mongolico, non è probabile che si fosse mantenuto in vigore sotto la dinastia cinese dei Ming succeduta nel dominio dell’impero a quella degli Yuen. In fine è a notare, che il nostro veneziano chiama la capitale col nome Cambaleschia, corruzione di Khanhalik che suona come città imperiale mentre dall’anno 1368 gli imperatori della dinastia dei Ming avevano la loro residenza nella città di Nanking ed il primitivo nome di Khanbalik era stato cangiato dai Cinesi in quello di Peking.
- ↑ Peschel, Geschichte der Erdkunde, 2a ediz., pag. 183; Abhandlungen zu Erd- und Völkerkunde, pag. 181 del vol. I.
- ↑ Branca, Storia dei viaggiatori italiani, pag. 90; Amat di San Filippo, Biografia dei viaggiatori italiani, pag. 133; Zurla, Dissertazioni, vol. II, pag. 192.
Hugues, Storia della Geografia, II. |
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