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i quali fu sempre trattato dal Gran Can con manifesti segni di benevolenza e di rispetto.
Il viaggio di ritorno venne effettuato non già per mare, ma sì attraverso l’Asia Centrale, donde non è possibile decidere se continuasse per l’India, ovvero per la regione turanica e la Persia. I dominii del prete Gianni, che Odorico percorse in questo viaggio, non erano, a quanto egli dice, la centesima parte di ciò che erano stati nel passato. La città principale portava il nome di Tozan, dato dai Maomettani alla città ed alla provincia di Singan. La provincia di Kansan o Kasan, nella quale abbondava il rabarbaro, sarebbe, secondo il Kunstmann, la Mongolia; secondo l’Yule, invece, corrisponderebbe alle provincie di Scen-si e di Setsciuen. Da questo paese, Odorico passò nel vasto regno del Tibet, e, a proposito della regione deserta che egli dovette attraversare per recarsi colà, ripete le medesime cose di Marco Polo; che cioè il paese era infestato da spiriti maligni, i quali usavano trarre fuori di strada i viaggiatori con mille arti ingannatrici, per cui, smarriti in quelle vaste solitudini, miseramente morivano. Nella città reale del Tibet, dalle muraglie a liste bianche e nere e dalle strade ben selciate, pare che il Frate accenni alla città di Lhassa, centro principale del buddismo e residenza del Dalai Lama, che egli chiama Abassi, aggiungendo che nella lingua del paese questa vocabolo ha lo stesso significato che da noi la parola Papa o Sommo Pontefice. Odorico fu adunque il primo europeo che visitasse la regione tibetana propriamente detta, ed anzi tre secoli dovevano ancora trascorrere prima che un altro europeo, il gesuita Antonio Andrada (anno 1624), vi penetrasse dalla regione indiana.
44. Altri missionari. — Tra gli altri missionari, che più o meno concorsero a farci meglio conoscere i paesi asiatici di cui ho sin qui discorso, si debbono ricordare con onore il francese Giordano de Séverac e l’italiano Giovanni Marignolli. Al primo di essi, che fu, dal 1321 al 1323, missionario apostolico nella provincia indiana del Guzerate, e, più tardi, nel 1328, vescovo di Columbo (Quillon, sulla costa S-O. del Malabar), an-