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regioni, tra cui specialmente la Palestina e i paesi del Tigri e dell’Eufrate.

Contemporaneo di Fra Ricoldo fu il bolognese Francesco Pipino, dello stesso Ordine di San Domenico, ben noto nella Storia della Geografia per la traduzione che egli fece in latino — da una versione italiana dell’originale francese — del Libro di Marco Polo. Gli si debbe pure un trattato, nel quale egli parla dei luoghi di Terra Santa da lui visitati nella sua missione.


43. Odorico da Pordenone. — Tra i più famosi viaggiatori del Medio Evo è da annoverarsi Oderico da Pordenone, frate dell’Ordine di San Francesco (1286-1331), i cui viaggi in Asia, per iscopo religioso, come i precedenti, durarono ben 14 anni (dal 1316 al 1330), abbracciando l’Asia Minore, l’Armenia, la Persia occidentale e meridionale, la regione inferiore del Tigri e dell’Eufrate, l’India, l’Arcipelago asiatico, la Cina e parte dell’Asia Centrale. Interessantissima è la relazione di questi viaggi, da lui dettata al confratello Guglielmo da Sologna, e ricca di particolari intorno alle popolazioni ed ai prodotti naturali di quelle lontane regioni: vi si trovano però molte cose strane ed impossibili, non si sa bene se scritte da lui stesso, ovvero se introdotte da altri, per alterarne e guastarne la primitiva e genuina lezione.

Nel Minibar (Malabar), ove Odorico giunse da Ormus e per il porto indiano di Tanna (alle bocche dell’Indo), egli accenna una foresta di alberi del pepe, lunga ben 18 giornate, e percorsa da numerosi fiumi. La pianta del pepe si avviticchia a certi pali appositamente ficcati nel suolo a guisa dei pali delle viti; ha foglia di colore vivace, e lascia pendere i baccelli pieni di pepe a grossi fiocchi come i grappoli delle viti. I fiumi sono popolati da coccodrilli e da serpenti, cosicchè nella stagione della messe la gente è costretta ad accendere fuochi per allontanare quegli animali.

Discorrendo del paese di Mobar (Coromandel) Odorico descrive il modo con cui gli Indiani onoravano le loro divinità, le penitenze straordinarie che si imponevano i fakiri, e ci fa

Hugues, Storia della Geografia, II. 9