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mari e le sue acque interne; fu il primo ad informarci delle nazioni ad essa limitrofe colle strane loro costumanze e relazioni, del Tibet co’ suoi sordidi devoti, di Burma colle sue pagode d’oro e loro tintinnanti corone 1, dei Laos, di Siam, della Cocincina e del Giappone, l’orientale Thule colle sue perle vermiglie e i palazzi coperti d’oro; il primo a parlare dì quel Museo dì bellezza e dì meraviglie ancora imperfettamente esplorato, che è l’Arcipelago Indiano, sorgente degli aromi, il cui prezzo fu così alto e la cui origine così oscura; di Java, la perla delle isole, di Sumatra coi suoi molti Re, gli strani prodotti delle sue coste, e le sue razze antropofaghe; degli ignudi selvaggi di Nicobar e di Andaman; di Ceylan, l’isola delle gemme colla sua sacra montagna e la tomba di Adamo; della Grande India, non come una terra fantastica delle favole Alessandrine, ma come una contrada veduta e parzialmente esplorata, coi suoi virtuosi bramini, i suoi osceni ascetismi, i suoi diamanti e le curiose storie del loro modo di acquisto, il fondo de’ suoi mari di perle e il suo potente sole; il primo nel Medio Evo a dare un distinto ragguaglio dell’appartato impero di Abissinia, e della semi-cristiana isola di Socotora; il primo a parlare, benché oscuramente, di Zanzibar, coi suoi negri e il suo avorio, e della grande e distante Madagascar, situata nell’ignoto Oceano del sud, col suo Ruc ed altre mostruosità2; e, nelle remote opposte regioni della Siberia e dell’Oceano Artico, delle slitte tirate dai cani, degli orsi bianchi e dei Tungusi cavalcanti le renne3.

  1. La Birmania, appartenente al bacino dell’Iravadi, à detta dal Polo Mien, nome usato comunemente dai Cinesi per indicare quella vasta regione dell’India posteriore e i suoi abitatori.
  2. V. la nota a pag. 124.
  3. Yule, Il libro di Marco Polo, prefazione, cap. XI.