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geografica. Ma, per altro lato, la storia delle loro guerre e conquiste getta non poca luce sulle condizioni d’allora di quasi tutte le contrade d’Europa, specialmente in ciò che si rapporta alla etnografia, alla linguistica ed alla corografia. È inoltre a notare che l’introduzione dell’elemento germanico nel seno della società romana ebbe per conseguenza una radicale trasformazione, non solo in tutto il mondo politico dell’Europa centrale e meridionale, ma eziandio nella vita e nei costumi delle stesse popolazioni barbare, le quali, da nomadi che esse erano da principio, si condussero gradatamente a stabile dimora e fondarono innumerevoli città e villaggi; per la qual cosa, come bene osserva Carlo Ritter, senza una cognizione ben fondata di quelle grandi migrazioni la conformazione geografica della moderna Europa riesce, sotto molti aspetti, inintelligibile.

Se non che la violenta immistione di popolazioni a mezzo selvaggie fu cagione di un generale abbassamento nel livello del sapere e delle idee, e, come già si è avvertito1, i 400 anni compresi tra la prima irruzione degli Unni al di qua del Volga (anno 374) e il termine delle invasioni barbariche dovuto alle vittorie di Carlomagno sugli Avari delle contrade del Danubio e del Tibisco e sui popoli Sassoni dell’Europa centro-settentrionale, segnano un periodo di decadenza pressochè completa nella geografia, specie nella parte scientifica, che i lavori di Eratostene, di Ipparco, di Posidonio, di Strabone e di Tolomeo avevano condotto ad un alto grado di perfezione. Di questi e di altri geografi della Scuola Alessandrina e del Periodo Romano va, quasi del tutto, perduta ogni traccia nel mondo occidentale, ed appena sono ricordati in Cassiodoro (468-565) ministro di Teodorico2, in Isidoro di Siviglia (570-639)3, il quale confonde però


  1. V. Prefazione, p. x.
  2. Cassiodoro, scrivendo a Boezio, dice: «Translationibus tuis Pythagoras musicus, Ptolomaeus astronomus, leguntur Itali». Variarum lib. I, 45.
  3. Originum, lib. III, 25: «Inter quos (scriptores) tamen Ptolomaeus rex Alexandriae apud Graecos habetur praecipuus».