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tra Levante e Greco, sempre ascendendo pei monti, e tanto s’ascende, che la sommità di quei monti si dice essere il più alto luogo del mondo. E quando l’uomo è in quel luogo trova fra due monti un gran lago, dal quale per una pianura (leggi: altipiano) corre un bellissimo fiume, e in quella sono i migliori e più grassi pascoli che si possino trovare… e si cammina per dodici giornate, per questa pianura, la quale si chiama Pamer (Pamier nel Testo francese). Ivi non appare sorta alcuna di uccelli per l’altezza dei monti, e gli fu affermato per miracolo, che per l’asprezza del freddo, il fuoco non è così chiaro, come negli altri luoghi, né si può ben con quello cuocere cosa alcuna»1.

Si ha qui una delle prime notizie sulla zona montagnosa che, designata dagli indigeni col nome di tetto del mondo2 a cagione dell’altezza e della somma importanza sotto l’aspetto idrografico, forma l’anello di congiunzione tra le Montagne Celesti dall’un lato, e quelle del sistema Kuen-luen-Himalaia dall’altro. E dico una delle prime notizie, giacché la fonte più antica, cui i geografi possano attingere circa alla elevata regione del Pamir, non è il Libro di Marco Polo, ma sibbene la relazione dei due pellegrini buddisti Sung-yun e Hiuen-tshang, che visitarono quei paesi assai tempo prima del viaggiatore veneziano. È vero che il primo di quei due esploratori non fa mai cenno del nome di Pamir; ma dalla descrizione generale che egli ci porge del paese è facile riconoscere in questo la importante sezione dell’anzidetto sistema Kuenluen-Himalaia. Così, per citare un solo passo della relazione, egli dice: «Nella parte centrale delle montagne trovasi un lago che è abitato da un drago velenoso. Le acque che scorrono lungo i fianchi occidentali vanno a sboccare nel mare occiden-

  1. Cap. XXVII del Testo Ramusiano
  2. Traduzione letterale del persiano Bam-i-duniah. È questo il luogo del quale, secondo Sung-yun, gli uomini dicono che trovasi tra il cielo e la terra: è il paese che Hiuen-tshang chiama il più alto delle Djambu-dvipa. V. Humboldt, Central Asien, vol. 1, pag. 589.