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già letti era anche prima dei nuovi Platonici comune eziandio fra le altre Sette, ed ebbe origine dalla medesima povertà di pensieri, e timidezza di spirito le quali come un sistema d’insegnare, e d’apprendere lo riprodussero, e lo stabilirono in seguito per qualche tempo nell’età di mezzo.

La più dannosa come la più superba classe di interpreti, o ripetitori degli altrui insegnamenti veniva formata da coloro, che tra le opere degli antichi studiavano soltanto le dialettiche, e credevano di essere i più grandi di tutti gli uomini allorchè gettato avevano a terra i loro emuli, e contraddittori con inestricabili sofismi, ed argute dimande. Tali soggetti erano quei medesimi de’ quali Seneca, Luciano, Antonino, Epitetto, ed altri favellando dicono ch’essi non insegnavano alla gioventù l’arte di vivere, ma quella di disputare, che convertivano tutto il sapere in un’inutile tintura di molte cose, che abbassavansi perfino a considerare, e distinguere le parole, e le sillabe, ed introducevano nella filosofia tutte le superflue sottigliezze dell’altre scienze.1. Non solo la filosofia ma tutte

  1. Senec. Ep. 88. Ipsi quoque philosophi ad syllabarum distinctiones . . . descenderunt, et invidere Grammaticis invidere Geometris. Quidquid in illorum artibus