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riempirne i nascenti vuoti nel Senato, nella Citrtà, e nella campagna con famiglie, e persone delle provincie, le quali non solo colla difettosa loro pronunzia e coi lor dialetti, ma altresì col proprio lor modo di pensare, e di sentire corruppero pure non poco l’idioma: e il gusto Romano. Siccome ai tempi di Plinio il giovine la maggior parte dei Senatori non possedeva alcun benestabile in Italia1, così si può facilmente congetturare qual mescuglio, e confusione di dialetti nascer dovevano da tanti membri del Senato concorsi in Roma da tutti i luoghi della terra, e quanto per conseguenza la purezza della lingua Latina ne rimanesse adulterata, e corrotta. Nel secondo secolo dell’Era Cristiana vi furono persino alcuni stranieri nati fuori d’Italia i quali non solo pervennero ad essere ammessi nel Consiglio, ma poterono inoltre inalzarsi fino al Trono de’ Cesari. Quest’elevazione di Barbari6 al soglio Imperiale si rese tanto più frequente nel terzo secolo, quanto più lo stato Romano veniva fatto in pezzi, e sconvolto. Benchè nessun Istorico abbia espressamente notato che anche tutti quegli avventurieri, dai quali ebbesi la sorte di giungere alla suprema dignità dell’Impero, e le grandi masse di confidenti, e di paesani, ch’es

  1. Ep. VI. 19.