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Romani nel loro vitto, e vestiario, non meno che dei loro piaceri, ed in tutto il lor modo di vivere abbandonavano, o sforzavano la natura: così praticavasi da essi il medesimo anche per riguardo al parlare, e allo scrivere, e la loro lingua, ed eloquenza come tutte le belle arti, e le scienze divennero corrispondenti ai dominanti costumi.

Tra gli Scrittori vissuti dopo Seneca, non ve ne fu alcuno, senza eccettuare gli stessi più zelanti amici dell’antichità, e i restauratori del buon gusto, il quale più o meno non adottasse i colori dell’età sua. Quest’osservazione ha luogo primieramente, e in special modo sul vecchio Plinio. Mancanza d’ordine, e di armonia ne’ pensieri, e ne’ fatti, contraddittoria miscredenza, superstizione, e credulità, trascuratezza estrema, e nel tempo stesso oscurità di stile, e per ultimo frequenti parole, e metafore improprie, o mostruose deporrebbero la nota sua opera, a malgrado delle felici immagini, e dei brillanti pensieri che in lei contengonsi, nella classe delle maldigerite, ed informi compilazioni, se dessa non fosse importante, ed indispensabile a causa

    situr. Inde jam non inurbane σοφοκλεῖς vocantur: iisdem latinum nomen impositum est, laudicoeni. Et tamen crescit in dies foeditas utraque lingua notata.