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il vero essa non andò certamente a mancare perchè non potesse salir più oltre, o almeno conservarsi nello stato in cui trovavasi allora, ma perchè le cause dalle quali era stata prodotta, e perfezionata o si estinsero del tutto, ovvero tralasciaron di agire. Infatti nelle guerre civili, e molto più dopo le vittorie di Cesare l’eloquenza non produceva più, come per l’avanti, a’ suoi adoratori dignità, potere, e ricchezza, giacchè questi sommi beni dei corrotti Romani ottener potevansi unicamente col far uso di cabale, di sommissioni, o di zelo servile verso di quello, o di quei Potenti, che soggiogata avevano la Republica, e finalmente per scienza, e valor militare. Lo stesso popolo Romano, il quale doveva la sua sola, e principal coltura agli Oratori, ed ai Poeti Drammatici, e che coll’udire del continuo i maggiori esemplari dell’eloquenza, e della poesia acquistato aveva un’orecchio così delicato che la più

    eloquentia obmutuit. Tusc. Quaest. II. 2. Atque oratorum quidem laus ita ducta ab humili, venit ad summum, ut jam, quod natura fert in omnibus fere rebus, senescat, brevique tempore ad nihilum ventura videatur. de Off. II. 19. Admonebat me res, ut hoc quoque loco intermissionem eloquentiae, ne dicam interitum, deplorarem . . . . Sed tamen videmus, quibus exstinctis oratoribus, quam in paucis spes, quanto in paucioribus facultas, quam in multis sit audacia.