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secolo della fondazione della loro Metropoli riportarano sopra Filippo Re di Macedonia; sopra Antioco Re di Siria, sopra gli Etoli, e i Galati, e finalmente sopra Perseo2 ne nacquero senza dubbio molti Poeti, ed Istorici; ma fra tanti Poeti, ed Istorici non ve ne fu alcuno, eccettuato il solo Terenzio, che nell’età di Cicerone negletto non fosse, o disprezzato a cagione della sua rozza, e antiquata lingua1. Nulladimeno al terminar del sesto, e sul principio del settimo secolo dell’Era Romana sorse quell’epoca fortunata in cui la Romana favella acquistò il primo grado di una notabile perfezione. Essa l’ottenne al certo nella città capitale ove concorrevano i più spiritosi, i più ricchi, e meglio educati cittadini, ma l’ottenne soltanto nelle case delle più nobili famiglie, e non già per opera de’ Poeti, degli Istorici, e di altri celebri Scrittori di quell’età. Nelle più cospicue famiglie di Roma procurarono prima gli uomini, e poscia le donne, e i lor figli di assuefarsi a parlare correttamente, con grazia, ed eleganza la propria lingua; e tanto le frasi, e le parole di cui facevasi uso nelle dette case per denotare i pensieri, e gli oggetti, quanto la maniera colla quale si pronunziava qualunque vocabolo for-

  1. Cicer. in Brut. c. 15. — 18. de Leg. l. c. 2.