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mero di Parricidi di quello che praticato si fosse in tutti i secoli precedenti1. Egli non differì mai qualsivoglia sanguinario spettacolo, nè donò mai ad alcun vinto combattente la vita per non perdere il piacere di rimirare le smanie, e i contorcimenti dei moribondi 2.

Per quanto però Claudio fosse meritevole dell’altrui disprezzo, ed insolenti, e orgogliosi si dimostrassero i vili suoi Castrati, ed altri Liberti, ciò non ostante il Senato, e i più illustri membri del medesimo servivano, e adulavano l’uno, e gli altri nel modo il più vituperoso. ed indegno3. Si conferì a Pallante egualmente che agli altri Favoriti un ammasso di distintivi, di cariche, e d’ordini, di cui essi secondo le vegliami Leggi, e costumanze non potevano far acquisto, e donossi inoltre al detto Liberto, (il quale aveva già rubato un capitale di sette millioni, e mezzo di talleri9,) come in ricompensa della sua fedeltà, e rettitudine una grossa somma di danaro, che però fu da Claudio a nome del medesimo suo Favorito rinunziata con dire che egli era contento della propria sua povertà. Finalmente ad eterna ver-

  1. Svet. c. 34.
  2. Ib.
  3. Ibid. c. 28. Annal XII. 53.. Plin. Epist. VII, 29. VIII. 6, in cui gli ultimi passi contengono l’iscrizione del sepolcro di Pallante, e quindi il Senatus- Consulto, che decretava a favor dello stesso Pallante le ricompense più luminose.