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sero con tutte le virtù convenevoli al grado loro nel modo medesimo, con cui i bambini vengono, per lo più alla luce coi delineamenti, e colle sembianze dei lor Genitori1. Istruito però ben presto da’ suoi Adulatori che egli era superiore ai Principi, ed ai Re, non mancò di rendersene pienamente persuaso colla seguente riflessione; che siccome i Guardiani delle pecore, delle vacche, e di altri animali non sono pecore, o vacche, ma uomini, così esso come custode, e condottiere di di uomini, ed anche di Re esser d’oveva di una condizione molto più nobile e sublime di quella degli altri uomini. Da principio egli si contentava di uguagliarsi ai divinizzati Eroi o Semidei, e compariva quindi in pubblico ora con le insegne, e cogli attributi di Bacco, ora con quelli d’Ercole, o di Trofonio, d’Amfiarao, d’Amfiloco, o dei Castori, si metteva fra le statue di questi ultimi, e facevasi adorar come loro. In breve però lo stesso onore di un Semideo non fu sufficiente a render pago il suo orgoglio; motivo, per cui si pose al pari dei così detti immortali Numi, vale a dire, d’Apollo, di Marte, di Mercurio, e di Giove. Egli considerava soprattutto Giove come suo fratello, e qual sua amante Diana; si tratteneva spesso in colloquj col Dio Capitolino, gli par-

  1. Svet. c. 24 et Phil. jud. Legat. ad Cajum pagin. 557, 558, 559, 570, 575, 597, 599. Vol. II. edit. Mangey.