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vita a suo piacimento; ma molte volte caddero essi quai vittime dei suoi capricci allorché appunto speravano di aver meritata la di Lui grazia. Ciò accadde principalmente subito dopo la morte di Drusilla, la più amabile delle sue Sorelle, e Concubine, laddove era incerto se egli desiderava che essa compianta venisse od onorata qual Dea1. Nel mentre che costui procurava di mitigare col giuoco dei dadi il furibondo suo dolore, puniva colla morte tutti quelli, che semplicemente avean riso, o fatto uso dei bagni, o mangiato coi lor Genitori, Figli, e Consorti, non che gli stessi venditori di acqua calda2, bevanda molto grata ai Romani, e nel medesimo tempo bramava che Drusilla venerata fosse come un’Ente sovrumano, e beato.

Tutte le mentovate crudeltà di Caligola, e la vergognosa rassegnazione dei Romani agli empj voleri di questo Tiranno si manifestano soprattutto nel loro vero aspetto quando si sà che siffatto distruttore degli Uomini tenevasi seriamente per un Dio, e che come tale i Romani lo adoravano con maggior zelo, e pompa dello stesso Jupiter Optimus Maximus. Prima ancora che Caligola pensasse di farsi adorare qual Nume egli supponeva che i figli dei Sovrani nasces-

    ma non quello di uccidere il Tiranno, che viveva ad infamia, e rovina dei Romani

  1. Svet. c 24. Senec. Consol. ad Polib. c. 36
  2. Dione L. 59. c. 11. p. 915.