Pagina:Storia della decadenza dei costumi delle scienze e della lingua dei romani I.djvu/81


77

mentre che egli vender faceva al pubblico incanto i beni dei condannati, obbligavane i compratori ad offrire a gara per cose di poco, o di niun valore somme di denaro così esorbitanti che alcuni vi sacrificavano tutto il lor Capitale, e quindi toglievansi disperatamente la vita1.

Non vi fu alcuna classe di persone, e di cose, cui egli non aggravasse di nuove imposte2. Comecché però queste non venivano indicate al Popolo per mezzo degli ordinarj Editti, ed essendosi dal medesimo, a motivo della frode, e della confusione, che ne risultavano, fatta alla fine istanza onde l’Imperatore rendesse pubblicamente noto ciò che eseguir dovevasi, così egli diede ordine che le Leggi riguardanti le nuove imposizioni scritte fossero in carattere talmente minuto, ed affisse in luoghi così alti, ed oscuri che niuno potesse leggerle, non che

  1. Svet. c. 38, 39. Caligola era così capriccioso, e stravagante nelle sue ruberìe come nelle sue crudeltà. Essendosi, un giorno addormentato un ricco Romano allorché si vendevano all’incanto varj effetti confiscati, incominciò fra il sonno a fare diversi inchini col capo. Caio avendo ciò osservato disse al pubblico banditore che non trascurasse fra i compratori quel Signore, che co’ suoi accenni indicava continue offerte. Colui lo servì puntualmente, ed a nome del dormiente compratore accrebbe fino alla somma di più botti d’oro6 il prezzo di tredici Gladiatori.
  2. Ibid. c. 40.