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e sfacciataggine1, la sua maligna invidia2, il suo orgoglio senza esempio3, la sua più che puerile incostanza4, e finalmente la ferina sua crudeltà oltrepassarono di tal forma tutti i limiti dei traviamenti, delle dissolutezze, e dei delitti degli uomini più corrotti, non però furibondi, che da ogni suo vizio, e passione, non meno che dalla deforme di lui figura5, e dalle sue imprese dedur si poteva ch’egli era invaso da una innata, ed incurabile frenesia6.

  1. Svet. Cap. 25.
  2. Ib. Cap. 34. 35.
  3. Ib. Cap. 22. et Philo locis mox citandis.
  4. Veggasi sopra tutto Dione Cascio al lib. 59. cap. 4. Questo è uno dei migliori passi di questo Istorico, che certamente è stato copiato o tradotto da qualche Opera di un molto maggior Ingegno.
  5. Ibid. Cap. 50. Senec. de Const. sap. Cap. 18.
  6. Circa alle sue imprese guerresche veggasi Svet. al Cap. 43. e seg. Lo stesso Autore dà altresì contezza al Cap. 37. de’ suoi tentativi, e provvedimenti di Architettura„; nihil tam efficere concupiscebat, quam quod effici negaretur„. La sua demenza non era solamente riconosciuta da’ suoi contemporanei, ma anche da lui medesimo.„ Valetudo, dice Svetonio,„ ei neque animi, neque corporis constitit. Puer comitiali morbo vexatus: — Mentis valetudinem ipse senserat, ao subinde de secessu, deque purgando cerebro cogitavit. — Incitabatur insomnia maxime: neque enim plus, quam tribus nocturnis horis quiescebat, ac ne his quidem placida quiete. — Non immerito mentis valetudini attribuerim diversissima in eodem vitia summam confìdentiam, et contra nimium metum.