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accusava assai più della stessa morte di Druso, non fu già, secondo che fa creder Tacito, un premeditato orgoglio o una soverchia fiducia nell’assoluto suo potere, ma bensì un terribile, e funesto acciecamento derivato senza dubbio da una crudele, e particolar follia.

Quegli inumani, che tormentarono Druso durante la suo prigionia e nel punto della sua morte con una così fredda ed insultante crudeltà, sono a parer mio molto più detestabili e infami del tiranno medesimo, di cui essi volevano con tal mezzo acquistarsi la grazia; e simili istrumenti delle più orribili torture e specie di morte, che presentavansi a Tiberio in maggior copia di quella che egli ne avesse d’uopo1, pote-

  1. Si può rilevare dal seguente fatto qual fosse lo spirito dei carnefici di Tiberio. Negli ultimi tempi del governo di quest’Imperatore, il Senato emanò un ordine, il quale portava che non si dovesse dar esecuzione ad alcuna condanna di morte, se non dopo dieci giorni dacchè la medesima era stata pronunziata. Il giorno appunto, nel quale morì Tiberio, era uno di quelli, in cui dovevan esser giustiziati molti accusati. Questi infelici imploravano in lor soccorso il Cielo e la terra. I soli carnefici non fecero attenzione alle loro suppliche, ed ai lor lamenti, e per levarsi da qualunque imbroglio troncaron ad essi il capo senza aspettare la decisione del nuovo Sovrano. Svet. in Tib. cap.75. Dione Cassio al contrario riferisce che tutti i carcerati ottennero la richiesta grazia. Lib. 58. c. 27. pag. 900. Ediz. Reimar.