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Magistrati, quanta libertà agli altri, dove conveniva opporsi, o lasciar correre, quando bisognava tacere, e parlare, come dividere in più capi i discordi pareri, ed aggiungere qualche cosa ad una opinione di già proposta; insomma coll’esperienza, che è la più fedele Maestra, imparavasi tutto l’uso, e la condotta del Senato. Noi pure nella nostra gioventù siamo stati al campo, ma in un tempo, nel quale la virtù era sospetta, e stimata la poltroneria; in cui i Generali non avevano alcuna autorità, e i soldati alcuna disciplina; in cui non regnava in verun luogo alcun ordine, ma tutto si trovava in tal modo disordinato, e sconvolto che si dee piuttosto porre in dimenticanza che richiamar alla mente ciò che allora si vedeva, e ascoltava. Anche noi abbiamo fissati gli sguardi nelle adnnanze del Senato, egualmente che sui campi di battaglia, ma allorquando il Senato taceva, e tremava, e riusciva pericoloso il dire ciò, che pensavasi, e funesto l’approvar quello, che si abborriva. Cosa potevasi imparare in quel tempo, in cui il Senato veniva solamente convocato per ischerno, o per ingiuriose o infami deliberazioni, ed in cui non ardiva mai propor cose utili, ed importanti, ma era piuttosto costretto ad esaminare lagrimevoli, e ingiuste accuse, e proferir consimili giudizj? Noi stessi, come Senatori, abbiamo vedute, e sopportate per molti anni queste medesime disgrazie, e stante una sì lunga schiavitù le nostre intellettuali facol-