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Fra tutti gli uomini di buona e cattiva fama, che Roma aveva prodotti, niuno parve a Nerone così degno di esser preso per modello come Caligola. Egli lodava, e ammirava specialmente questo mostro per la sola regione che il medesimo consumati aveva in sì breve tempo i tesori di Tiberio1. Nerone opinava che le ricchezze, ed il danaro non dovessero aver altro scopo, e altro pregio se non che quello della profusione, e perciò come spilorci egli biasimava coloro, i quali non cercavan di spendere più di quello, che raccoglievano, e quai splendidi, e generosi encomiava gli altri, che dissipavano le lor sostanze, e ne facevano un cattiv’uso. Niun termine, e misura veniva quindi osservata da lui circa al

    Roma. L. 36. 15. „ Bis vidimus urbem totam cingi „ domibus principum Caii, et Neronis, et hujus quidem, ne nihil deesset, aurea„. Fra le grandi imprese, che Cajo lasoiò imperfette, vi furono eziandio certi nuovi Acquedotti per Roma. Essi vennero però terminati da Claudio, che impiegò in questa sola Opera circa otto millioni e mezzo. Plinio facendo menzione dei medesimi assicura che nulla erasi immaginato di più maraviglioso su tutta la Terra. Ma non meno grande, o per meglio dire maggiore di tal lavoro, fu il Porto che Claudio fabbricò presso Ostia, e quindi il tentativo da lui fatto di seccare le Paludi Pontine. Ib. Plin. e Svet. c. 20. In quest’impresa vennero occopate per undici anni trentamila persone, conforme giustamente dice Plinio „ inenarrabili profecto. impendio„.

  1. Svet. c. 30. 31. in Nerone.