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possano le possessioni, i tesori, e le rendite dei Romani, non si arriverà però giammai a concepire in qual modo alcuni semplici privati, quali furono M. Vipsanio Agrippa, ed Erode Attico, ebbero i mezzi di costruire, e perfezinar tante Opere maravigliose nello spazio di pochi anni. Agrippa, che in appresso divenne genero di Augusto, e che al dir di Plinio si accostava più ad una guerriera rozzezza che ad una molle eleganza1, ristabilì a sue spese, allorché fu Edile, tutti i pubblici Edifizj, e le pubbliche Strade della Città, e ripulì le Cloache, per cui venivano scaricate nel Tevere le immondezze della medesima. Inoltre egli dispensò al Popolo sale, ed olio, e per un anno intero rese liberi di qualunque spesa tanto agli nomini quanto alle donne i bagni di tutta Roma; gettò di frequente tra il raccolto Popolo certi contrassegni4, per cui quelli, i quali arrivavano a prenderli, ottenevano ora vestiti, ora una somma di denaro, ed altre cose preziose; e con ngual frequenza raccoglier fece, e poscia distribuire al Popolo vettovaglie, ed altri generi necessarj alla vita2. Egli stesso riferì, allorché diede conto della sua Edilità5, che aveva aperti al Popolo 170 bagni pubblici, e date in cinquantanove giorni tutte le sorte di spettacoli. In

  1. Ibid. 35. 4. „ rusticitati propior, quam deliciis.
  2. L. 49. c. 43. p. 600. Dio. Cass.