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presso di noi coperti di ferite, ma nel tempo stesso pieni di coraggio, e di robustezza. Coloro al contrario, che capitano adesso nelle abitazioni dell’Ombre, o sono stati avvelenati dai loro figli, e consorti, oppure consunti dai proprj stravizj; imperocchè son tutti pallidi, degenerati, e non più simili a quegli uomini valorosi. —

Le stesse malattie, e deformazioni del corpo erano per altro, come Luciano, e Seneca eccellentemente osservarono, e come il seguito farà conoscere, i più piccoli mali, che si trovan congiunti con l’uso smodato dei sensuali piaceri. Con tutte le sorti di voluttà, dice il primo, le quali pei diversi sensi entrano nel nostro corpo come per altrettante porte, o chiaviche aperte, e che vanno sempre più spalancandosi, s’insinuano pure nell’animo nostro l’adulterio, l’avarizia, lo spergiuro, ed altri consimili delitti, nel mentre che all’opposto il pudore, e l’amore della virtù, e della giustizia ne vengono sopraffatti, ed espulsi1.

  1. Luc. in Nigr. I. p. 55. Dopo il sopraccitato passo della lettera 122. Seneca prosegue nel modo seguente: hoc tamen minimum in illis malorum dixerim: quanto plus tenebrarum in animo est! Ille in se stupet, ille caligat, invidet caecis ec.