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si cercava col soverchio bevete generosi, e caldi vini, di promuovere forti, e violenti sudori, ad oggetto di farsi con maggior frequenza strofinare, ed asciugare la pelle . Le Donne, e i Giovani non tracannavano una sol volta, ma due o tre volte di seguito tanta copia di vìno che erano poi costretti a ributtarlo per altrettante fiate, e qninci ubbriachi, e per così dire cascanti si ponevano a mensa1. Questo nocivo costume di ubbriacarsi a corpo vuoto nacque sotto Tiberio quarant’anni prima che il vecchio Plinio scrivesse la sua Storia Naturale, ed ebbe origine, come dice questo Scrittore, dai Parti, e pel consiglio di alcuni Medici, che distinguer volevansi colla novità dei lor metodi2. Seneca

  1. Senec. II. cc. et Ep. 95. ibique Lips. p. 600. Seneca all’Ep. 122. descrive egregiamente tale abbominevole costume di ubbriacarsi prima di pranzo. „ Isti non videntur contra naturam vivere qni iejuni bibunt, qui vinum recipiunt inanibus venis, et ad cibum ebrii transeunt? Atqui frequens hoc adolescentium vitium est, qui vires excolunt. In ipso paene balnei limine inter nudos bibunt, imo potant, ut sudorem, quem moverunt potionibus crebris ac ferventibus, subinde distringant. Post prandium aut coenam bìbere volgare est.
  2. Plin. XIV. 22. et 29. c. 2. Illa perdidere Imperii mores, illa, quae sani patimur — balineae ardentes, quibus persuasere in corporibus cibos coqui, ut nemo non minus validus exiret, obedientissimi vero efferrentur. Potus deinde jojunorum, ac vomitiones, et rursus perpotationes . . . Ita est