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rone non istraviziava con minore splendidezza di Caligola, e costringeva i primarj Romani a trattarlo con ugual pompa. Ad uno di quei banchetti, a cui egli si era invitato da se medesimo, le sole ghirlande composte dei più bei fiori, e asperse de’ più preziosi balsami costarono una botte d’oro, e ad un altro ascesero eziandio ad una maggior somma1 quelle di rose, che in tempo d’Inverno facevansi venir dall’Egitto2. Vitellio peraltro, che a ragione venne nominato qual Principe delle golosità3, superò tutti gli anzidetti suoi famosi Predecessori. Questo mostro del pari vorace che ghiotto dissipò in po-

    mihi videtur rerum natura edidisse, ut ostenderet quid summa vitia in summa fortuna possent, centies coenavit uno die; et in hoc omnium adjutus ingenio vix tamen invenit quomodo trium provinciarum tributum una coena fieret. Egli inventò le più stravaganti sorte di vivande, ed era solito dire che bisognava vivere economia, e moderatezza oppure da Imperatore. Nepotinis sumtibus omnium prodigorum ingenia superavit, commentus novum balneorum usum, portentosissima genera ciborum, atque coenarum, ut calidis frigidisque unguentis lavaretur, pretiosissimas margaritas aceto liquefaotas sorberet, convivis ex auro panes, et opsonia apponeret, aut frugi hominem esse oportere dietitans aut Caesarem. Svet. in Calig. c. 37.

  1. Svet. in Neron. c. 27.
  2. Mart. VI. 80.
  3. Vedasi Sveton. in Vitel. c. 13. Tac. Hist. II. 62 95. Dio. Cass. 63, 3, 4. p. 1962, 63. Plin. XXXI. c. 11.