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III.

Della voluttà dei due Sessi.


Dopo le testimonianze, e gli esempj da me riferiti non fa di mestieri addurre altra prova che il popolo Romano, e i suoi Grandi sotto il governo dei primi Imperatori trovavansi al massimo grado corrotti; che quasi tutte le pubbliche, e maschie virtù, e segnatamente l’amor della Patria, e il Romano coraggio giacevano in un totale avvilimento; e che in fine erano quasi del tutto spariti quei sentimenti, e quelle inclinazioni, che distinguono gli uomini, e i popoli più illustri dagli altri, vale a dire, l’onore, la verecondia, e l’umanità, il vero amore, la sincera amicizia, la stima di se medesimo, e del giudizio de’ proprj concittadini. Quando uno per altro è arrivato a persuadersi di questa’ trista verità, cioè, che i Romani erano il Popolo più potente, e per conseguenza il più vizioso del Mondo, bramerà forse di sapere altresì, come, e per quali cause la mollezza, e la vanità femminile, lo sfacciato libertinaggio, la crapula, e l’illimitata rapacità, e profusione soffocar poterono in essi l’antica loro virilità, dignità,