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roce quanto più affettava bontà, ed amicizia1. Allorché egli pertanto voleva spogliare dei loro beni, uccidere, mutilare, o in nuove guise tormentare, e crocifiggere alcuni dei più illustri Romani, parlava loro dapprima secondo il solito nei termini più graziosi, e obbliganti, o gli ammetteva alla propria mensa, ove erano trattati da lui colla maggior ospitalità, e cortesia; onde poi n’accadde che tali contrassegni del suo favore vennero quindi considerati come forieri di proscrizione, e di morte. Quanto più era la copia del sangue, che da esso sparger facevasi, tanto più aumentavasene in lui la sete, cosicchè in ultimo parve che annichilar, volesse tutto lo Stato con un sol colpo2. Egli fece riempir di Guardie il Palazzo, ove si adunava il Senato, quasi che voluto avesse porne a morte ogni Membro, e benchè ciò non avvenisse, furono tuttavia giustiziati ad un tratto molti Consolari, e proscritte altrettante Matrone in Isole remote, e deserte. Dopo che costui mediante la più mostruosa profusione videsi esausto di danaro, allora divenne altrettanto truffatore, e rapace quanto era di già sanguinario, e crudele . Qualunque delatore, e qualunque accusa gli sembravano un sufficiente motivo per carpire tanto ai viventi proprietarj, quanto agli eredi dei de-

  1. Svet in ej. vita c. 10, 11.
  2. Tac. in vit. Agr. c. 45.