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leva se non ciò che essi gli avrebbero accordato1, gettò loro de’ baci, e si diportò qual nmil servo per poi addivenire un assoluto Monarca2. La sua morte fu secondo Svetonio tanto più gloriosa in quanto che egli non se l'affrettò a motivo di una vile disperazione, ma per un suo natural contraggenio alla guerra civile, non potendo nemmeno soffrire il pensiere di mandar al macello tanti valorosi soldati, che difender volevano la sua autorità, e la sua fama,3. La nobil condotta, che tenne Ottone nel dar fine a’ suoi giorni commosse a tal segno molti de’ suoi guerrieri che questi tanto sul suo sepolcro, che in rimote Provincie si trafissero colle loro spade4.

Ottone, e Vitellio fnrono due terribili esempj, dai quali rilevasi che mediante le più servili adulazioni, e i più innaturali vizj, e appetiti non solamente potevasi far acquisto di ricchezze, e di cariche luminose, ma altresì aver accesso all' alto soglio dell assoluto Monarca dello

  1. Svet. c. 6.
  2. Tac. I 36. „ Nec deerat Otho protendens manus, adorare vulgum, jacere oscula, et omnia serviliter pro dominatione.
  3. Svet. in Othone c. 9. Tac. Hist. II. 47.
  4. Tac. II 49 . Quidam militum juxta rogum interfecere se, non noxa neque ob metum sed aemulatione decoris, et caritate principis. Ac postea promiscue Bedriaci, Placentiae, aliisque, in castris celebratum id genus mortis.