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Galba al Trono de’ Cesari palesò uno degli ultimi gran segreti del Romano Despotismo vale a dire che i Comandanti delle Truppe insorger potessero contr’ai proprj Sovrani, e che questi non solo venissero scelti in Roma dal Popolo, e dal Senato, o dalle Guardie del corpo, ma nelle provincie ancora dalle truppe, che lè occupavano1. Da quel punto in poi le Armate conobbero la loro irresistibil forza, e non solo stimolarono gli ambizioni, ma spesse volte costrinsero altresì alcuni Uomini probi, e dabbene a condurle contra quei medesimi Imperatori, ai quali prestato avevano giuramento di fedeltà. Ciò produsse frequenti rivoluzioni, ed infinite guerre intestine, che andarono sempre crescendo fino alla caduta dell’Impero occidentale, e furono la causa primaria della sua rovina.

Galba, Ottone, e Vitellio comparvero l’un dopo l’altro sull’alto soglio Romano, ma ne vennero tutti tre sbalzati quasi colla medesima celerità, con cui vi erano ascesi. Galba cadde per la ragione che egli non diede ai Pretoriani il regalo promesso loro dai di lui amici, e che stante i pochi esempj della profusione de’ suoi Antecessori era già divenuto un obbligo. Quel vecchio avaro fuor di proposito andava dicendo che egli comprar non voleva, ma scegliere i suoi Guerrieri. Questa espressione però, che

  1. Tac. Hist. Lib. 1. c. 4. „ Evulgato Imperii arcano, posse principem alibi, quam Romae fieri.