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Nerone peraltro non commesse mai alcuna laidezza, a cui prima non fosse da altri stato istigato, e quasi alcun delitto, pel quale non si rendessero grazie ad esso, o agli Dei, talchè può dirsi con tutta franchezza che anch’egli rimase in questa parte inferiore al Senato, ed al Popolo, giacché Tacito, e Svetonio espressamente assicurano, che l’applauso, e le adulazioni dei Romani lo rinvigorirono, ed infiammarono tanto nelle sue disonorevoli imprese teatrali, quanto nei suoi sanguinarj, e tirannici misfatti. Tostochè si penetrò che Nerone sarebbesi volentieri dato a conoscere anche in Roma come un eccellente attore, e cantante, allora tutto il popolo lo pregò a far udire la celeste sua voce; e siccome per un tratto di timidezza fu da lui promesso di cantare solamente nel suo giardino alla presenza di coloro, che bramavan di udirlo, così i soldati unirono con tal calore le loro suppliche a quelle del popolo che egli final-

    Doriforo: „ cui, sicut ipsi Sporus, ita ipse denupsit: voces quoque, et ejulatus vim patientium virginum imitatus„. Nerone chiamar facevasi κύρια καὶ βασίλεια κὶ δέσποινα. Dione Cassio 63. 13. pag. 1035. Egli dimandò, come fece in seguito Eliogabalo, se era possibile che il suo Sporo αὐτὸν δι᾽ ἐντομῆς ἐμπροσθίας τῇ τέχνῃ ποιῆσαι L. 69. 1365. et ibi Reim. Tali orribili nozze vennero solennizzate e cantate dei Greci, e questo il Popolo desiderava persino: καὶ γνησίους σφισι παῖδας γεννηθῆναι Dio. Cass. 63. 13.