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8 | Antonio Olivieri |
in alcuni casi – in particolare quello della cattedrale di Santa Maria di Novara e del monastero suburbano di San Lorenzo, le cui carte fanno parte dell’archivio della cattedrale – sono caratterizzati da una notevole ricchezza di pergamene contenenti la documentazione di compravendite stipulate tra privati, acquisite nel momento in cui i beni di cui documentavano le vicende entrarono a far parte del patrimonio dell’ente in questione.
Si tratta di meccanismi ben noti1, sui quali tuttavia è bene qui richiamare l’attenzione perché alcuni aspetti importanti della circolazione monetaria del secolo XI vengono alla luce proprio grazie a carte di questo tipo; dove invece documenti di questo genere mancano, questi medesimi aspetti restano del tutto oscuri. I motivi di tali assenze sono talvolta intuibili (penso soprattutto alle travagliate vicende vercellesi ed eporediesi nell’età di Arduino e alle pesanti ripercussioni sui patrimoni ecclesiastici che esse ebbero2), altre volte restano oscuri. In ogni caso, non tutto va attribuito agli accidenti della tradizione archivistica: la vivacità della società e dell’economia novaresi dell’XI secolo non trovano sicuri riscontri nelle altre zone studiate. In queste ultime gli scambi che comportano passaggi di numerario sembrano acquisire un certo dinamismo solo a partire degli ultimi decenni del secolo.
Quanto ai problemi di metodo posti dalle ricerche di storia monetaria medievale cui prima accennavo, dati i caratteri del mio contributo non riprenderò la discussione sulle cautele da adottare nell’esame delle fonti archeologiche (le monete stesse)3. Resta, è vero, una certa differenza di comportamento da parte dei numismatici riguardo alle tecniche di costituzione del quadro delle fonti su cui vengono effettuate le ricerche. In ogni caso è il rapporto tra i dati che emergono dall’analisi delle fonti scritte e i risultati delle indagini numismatiche, talvolta in apparenza contraddittorio, a essere occasione di vivaci dissensi tra gli storici e alcuni numismatici4. Sembra
- ↑ Cfr. P. Cammarosano, Italia medievale. Struttura e geografia delle fonti scritte, Roma 1991, pp. 49 sgg., in particolare p. 55.
- ↑ Cfr. C. Violante, La società milanese nell’età precomunale, Roma-Bari 1981 (prima ed. Bari 1953), pp. 194 sgg., 272 sg.; G. Arnaldi, Arduino, re d’Italia, in Dizionario biografico degli italiani, 4, Roma 1962, pp. 53-60; Sergi, I confini del potere cit., pp. 189 sgg.; per il Vercellese in particolare F. Panero, Una signoria vescovile nel cuore dell’Impero. Funzioni pubbliche, diritti signorili e proprietà della Chiesa di Vercelli dell’età tardocarolingia all’età sveva, Vercelli 2004, pp. 77 sgg.
- ↑ Un quadro aggiornato sulla questione in Bompaire - Dumas, Numismatique médiévale cit., pp. 233-285. Per i problemi generali di metodo relativi ai tesori monetari o ai pezzi dispersi rinvenuti per caso o nel corso di scavi archeologici si veda la bibliografia cit. da Rovelli, Coins and trade cit., p. 46; in particolare per il territorio italiano le considerazioni di E.A. Arslan nel suo intervento in La moneta in ambiente rurale nell’Italia tardomedioevale cit., pp. 119 sgg.
- ↑ Si vedano per esempio gli atti del convegno del 1992 sulla circolazione della moneta battuta a Friesach, in Carinzia: Die Friesacher Münze im Alpen-Adria-Raum, Akten der Friesacher Sommerakademie Friesach (Kärnten), 14. bis 18. September 1992, in Verbindung mit M.J. Wenninger herausgegeben von R. Härtel, Graz 1996. Rimando, in particolare, a R. Härtel, Der Münzlauf im Patriarchat Aquileia aufgrund der Schriftquellen, pp. 405-443 a proposito della circolazione del denaro frisiacense nel patriarcato di Aquileia e al notevole saggio di A. Saccocci, La monetazione dell’Italia nord orientale nel XII secolo, pp. 285-306: per la posizione di questo autore, che limita drasticamente il valore delle testimonianze scritte, si veda più in generale
Reti Medievali Rivista, 12, 1 (2011) <http://rivista.retimedievali.it> |