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Circolazione monetaria in Italia nord-occidentale: secoli XI-XII | 5 |
monete stesse) e delle fonti scritte. Tra queste ultime di capitale importanza sono, come è noto, alcuni passaggi relativi al corso del denaro pavese contenute negli Annali genovesi di Caffaro, i cui particolari sono stati ben studiati da numismatici e storici della moneta tra Otto- e Novecento1. Caffaro ricordò che la moneta pavese, che ebbe corso a Genova fino al 1138, anno della concessione imperiale alla città del diritto di battere moneta, aveva subito nei primi due decenni del XII secolo due successivi indebolimenti2; riguardo al corso della moneta milanese, per il quale non si dispone di fonti cronachistiche, è certo che un indebolimento analogo a quello subito dal denaro pavese al principio del secolo XII dovette avvenire nello stesso torno di tempo3.
Naturalmente, ciò che più conta per la mia indagine è stabilire la dinamica dell’affermazione e della sostituzione delle singole monete in ambito locale e regionale e, insieme, il significato storico di questi processi. Questo per quel tanto almeno – che, come si vedrà, non è davvero poco – che è consentito dallo studio delle fonti scritte e per i livelli di scambio che tali fonti testimoniano4. Nel corso di questo lavoro traccerò prima, in una serie di paragrafi dedicati a singole realtà territoriali, un profilo particolareggiato della circola-
- ↑ Annali genovesi di Caffaro e de’ suoi continuatori dal MXCIX al MCCXCIII, nuova edizione a cura di L.T. Belgrano, I, Genova 1890 (Fonti per la storia d’Italia, 11). Si vedano in particolare V. Capobianchi, Il denaro pavese e il suo corso in Italia nel XII secolo, in «Rivista italiana di numismatica», 11 (1896), pp. 21-60, in particolare pp. 28-47; M. Chiaudano, La moneta in Genova nel secolo XII, in Studi in onore di Armando Sapori, I, Milano 1957, pp. 189-214; C.M. Cipolla, Le avventure della lira, Bologna 1975 (ed. or. Milano 1958), pp. 22-24.
- ↑ Fissò al 1102 (in realtà, come si vedrà, la data va anticipata di almeno due anni) la fine della moneta denariorum Papiensium veterum e il conseguente inizio della nova moneta brunitorum, all’ottobre del 1115 la fine dei denarii bruni prioris nove monete e l’inizio della battitura dell’alia moneta minorum brunitorum: Annali genovesi di Caffaro cit., pp. 13, 15, 29. Come si vedrà nei paragrafi successivi, i dati documentari qui studiati, pur nelle loro specificità linguistiche, coincidono e talvolta anticipano le notizie relative ai mutamenti monetari ricordati dalle fonti cronachistiche: si vedano le interessanti considerazioni di P. Grillo, La moneta coniata nella documentazione privata del XIII secolo in area lombarda. Fra città e campagna (1200-1260), in La moneta in ambiente rurale nell’Italia tardomedioevale, Atti dell’Incontro di studio (Roma, 21 22 settembre 2000), a cura di P. Delogu e S. Sorda, Roma 2002, pp. 37-57.
- ↑ Cfr. Capobianchi, Il denaro pavese cit., pp 30-33. Una dinamica di indebolimenti molto simile, anche sotto il profilo cronologico, a quella del denaro pavese conobbe anche il denaro lucchese: M. Matzke, Der Denar von Lucca als Kreuzfahrermünze, in «Schweizer Münzblätter», 43 (1993), pp. 36-44; ma soprattutto M. Matzke, Vom Ottolinus zum Grossus: Münzprägung in der Toskana vom 10. bis zum 13. Jahrhudert, in «Schweizerische Numismatische Rundschau», 72 (1993), pp. 135-200.
- ↑ Per quel che riguarda le fonti numismatiche, è nota la rarità dei rinvenimenti di denari carolingi e postcarolingi; i ritrovamenti monetali riprendono con i denari d’età ottoniana, ma soprattutto poi con i cosiddetti denari enriciani, a partire dall’XI secolo: Rovelli, La funzione della moneta tra l’VIII e il X secolo cit., che ritiene, contro le tesi toubertiane (vedi il lavoro cit. sopra, nota 3), che tale rarità vada ricondotta all’alto potere liberatorio del denaro dei secoli IX-X che l’avrebbero reso adatto solo per la fascia medio alta degli scambi. La studiosa è tornata di recente sull’argomento con un ampio contributo (Coins and trade in early medieval Italy cit.) in cui ribadisce con chiarezza le sue posizioni: «The picture resulting from the archaeological evidence should (…) be seen not simply as a chance ‘absence of evidence’, but rather as negative evidence, which has to be taken into account when determining the level of monetization of Italian society in the Carolingian period» (pp. 48 e cfr. pp. 66 sgg.). Si veda in proposito Feller, Les conditions de la circulation monétaire cit., pp. 73 sgg.
Reti Medievali Rivista, 12, 1 (2011) <http://rivista.retimedievali.it> |