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Circolazione monetaria in Italia nord-occidentale: secoli XI-XII 41

fusione nella fascia di territorio a nord di Vercelli, da Biella, come si è già visto, verso est e lungo la striscia di territorio immediatamente a sinistra del Sesia, territori all’interno dei quali, come attesta incidentalmente un diploma di protezione rilasciato dal vescovo di Vercelli Gisulfo alla pieve di San Lorenzo di Gattinara del 11471, le chiese locali pagavano con ogni probabilità i censi destinati al vescovo di Vercelli in moneta milanese.

Il peso del fattore geografico nel favorire l’adozione di determinate monete, soprattutto in quanto standard contabili, nel perfezionamento degli scambi è confermato da dati ricavabili dalle poche carte relative alla porzione di territorio ai margini occidentali del Vercellese. Se, come accennavo, per questa ricerca riveste grande interesse quanto si può ricavare da un gruppo di documenti relativi a Viverone del quinto decennio del XII secolo, non va trascurato il poco che si può dire riguardo alla zona a sud del lago, che fu probabilmente, con Viverone, l’area più orientale di circolazione della moneta pittavina. Lo testimoniano una carta nomine pignoris rogata in Santhià nel gennaio 11282 e una concessione in beneficio da parte del vescovo di Vercelli Gisulfo di una rendita di tre denari in moneta pittavina sul porto di Saluggia3. Quasi vent’anni dopo la stessa moneta è attestata nelle disposizioni testamentarie di un importante signore territoriale, «Oddo qui dicor de Veurono de eodem loco», destinate principalmente alla chiesa di Sant’Eusebio di Vercelli4, e nelle connesse operazioni di vendita e refuta che negli anni successivi un suo parente fece in favore della stessa chiesa5. La

  1. BSSS 70, pp. 165-168, doc. 134 (la citaz. da p. 167): alla pieve vennero concessi, tra l’altro, i «solidos Mediolanensium veterum» che la chiesa di Mosso (sulla montagna biellese) pagava, come si espresse il vescovo, «octo camere nostre et duos de catedratico».
  2. Documenta un sorta di posizione di garanzia fondiaria sulla dote, ammontante a due lire di denari pittavini, conferita da una donna alla famiglia del marito: BSSS 70, pp. 115 sg., doc. 95 (e cfr. BSSS 70, pp. 116 sg., doc. 96).
  3. BSSS 85/2, p. 214, doc. 2 (10 marzo 1149, «in palacio Vercellensis episcopii»): Gisulfo investì in feudo a Guala Avogadro, «germanum et fidelem suum», e ai suoi nipoti «nominative de tribus denariis Peitavinensis monete in portu de Salugia perpetuo iuris Sancti Eusebii». Cfr. F. Savio, Gli antichi vescovi d’Italia dalle origini al 1300. Il Piemonte, Torino 1899, p. 480.
  4. BSSS 70, pp. 153 sg., doc. 126 (luglio 1145, «in domo suprascripti Odonis iuxta castrum supra scripti loci Veuroni»): alla chiesa di Sant’Eusebio di Vercelli, vennero destinati tutti i beni fondiari che Oddo aveva nel territorio di Viverone, fatta eccezione per ciò che destinò ad altre chiese; stabilì anche un lascito annuale di due soldi «Peitadinensis monete» per la celebrazione di un anniversario nella cattedrale di Sant’Eusebio. Tra le altre chiese beneficiate figura l’ospizio del Gran San Bernardo, cui lasciò un manso in Viverone a condizione che l’ospizio pagasse le sei lire «Peitadinensium denariorum» per cui il manso era stato appignorato. Il patto successorio venne iterato e precisato l’anno successivo a Vercelli «in porticu canonice Sancti Eusebii iusta rugiam», quando Oddo, in presenza di un gruppo di laici eminenti evidentemente legati alla chiesa, annullò anche il patto di successione che aveva stipulato con i suoi parenti: BSSS 70, pp. 158-160, doc. 129.
  5. BSSS 70, pp. 162-164, doc. 132 (31 marzo 1147, «in villa de Veurono in casa Eurardi de Rivo»): Vuiberto, parente di Oddo, vende insieme con sua moglie ai canonici di Sant’Eusebio beni e diritti al prezzo di quindici lire di «denarios bonos de Pictavinis», rinunziando anche, in favore degli stessi canonici e per venti soldi di conio non specificato, ai diritti che aveva sulla successione e i beni dello stesso Oddo. Per la rinunzia, avvenuta lo stesso giorno, Vuiberto e sua moglie ricevettero «pro launechild crosnam unam pro precio de viginti solidis, ut hec finis omni tempore firma permaneat»: BSSS 70, pp. 164 sg., doc. 133 («In villa de Veurono in curte Eurardi de Rivo»).



Reti Medievali Rivista, 12, 1 (2011) <http://rivista.retimedievali.it>