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38 Antonio Olivieri

dussero, mobilizzando le loro risorse finanziare su beni facenti capo al complesso fondiario che aveva costituito un tempo la corte di Caresana e che, nelle carte dei decenni di cui ora brevemente ci si occuperà, appariva essere passato in gran parte nelle mani dei concessionari della canonica eusebiana, che ne disponevano liberamente, senza che la chiesa venisse neppure menzionata se non, di tanto in tanto, come proprietario eminente, cui erano dovuti tenui canoni consuetudinari. La nutrita serie di carte su cui ora ci si soffermerà brevemente può essere considerata più che rappresentativa riguardo al problema che qui interessa: per gli anni fino al 1137 basterebbe anzi aggiungere poco altro per avere un quadro completo, senza ottenere per altro elementi nuovi, mentre per gli anni successivi – nei quali, fino al 1150, non si hanno notizie di Pietro Traffo e dei suoi figli – le carte superstiti relative a Caresana e a Vercelli offrono una immagine di continuità della circolazione monetaria nella zona.

L’azione di Paolo e di suo figlio Pietro si delinea come un processo di accumulo progressivo di ricchezze fondiarie acquisite a vario titolo, ma sempre attingendo a risorse mobiliari denominate in moneta nuova di conio pavese, definita – ed è questo un punto di maggiore interesse – fino al luglio 1118 come denarii novi, «denarii novi Papie» o «denarii Papienses»1 e poi a partire dal settembre dello stesso anno e fino al 1131 «denarii novi albi Papienses»2. Il nuovo elemento di specificazione (e distinzione) relativo all’aspetto della moneta cadde dopo il 11313: per il periodo che va sino ad

    Tellenbach, a cura di C. Violante, Roma 1993 (Pubblicazioni del Dipartimento di medievistica dell’Università di Pisa, 3), pp. 97-157, in particolare 148 sgg.; Barbero, Vassalli vescovili e aristocrazia consolare cit., pp. 236-240 (in particolare pp. 239 sg.).

  1. BSSS 70, pp. 85 sgg.: quattro lire e due soldi «ex dena[riis] novis» nel settembre 1115 (doc. 71), sei lire «ex denariis novis» nel dicembre dello stesso anno (doc. 72), quattro lire e mezza «ex denariis novis» (e un censo annuo espresso in «denarios duos novis Papie») nell’ottobre 1117 (doc. 73), trentasei soldi «ex denariis novis» nell’ottobre 1117 (doc. 74), sei lire e otto soldi «ex denariis novis Papie» pochi giorni dopo (doc. 75), sei lire «ex denariis novis» il mese successivo (doc. 76), trenta soldi «ex denariis novis» nell’aprile 1118 (doc. 77), cinquantaquattro soldi in «denarios bonos novos Papienses» nel maggio 1118 (doc. 78), ventuno soldi «ex denariis novis» nel luglio 1118 (doc. 79).
  2. BSSS 70, pp. 94 sgg.: quattro lire e tre soldi «novos» (e il fitto annuo viene determinato in «denarios novos albos Papienses») nel settembre 1118 (doc. 80), otto lire sette soldi e otto denari «ex denariis novis albis Papiensis» nel dicembre successivo (doc. 81), cinquantacinque soldi «denarii novi» nel febbraio 1119 e «duos denarios novos albos Papienses» di fitto annuale (doc. 82), trenta nove soldi «ex denariis novis» e un denaro nuovo di censo annuale nell’agosto 1120 (doc. 83), due lire «ex denariis novis albis Papiensibus» nel dicembre 1122 (qui Paolo agisce per la prima volta con il figlio, qui detto Petrusbonus, mentre la controparte è costituita da Alberto Ravarina, fratello di Paolo, e dal figlio di Alberto, Ambrogio) (doc. 85), sei lire «denarii novi albi Papienses» nel gennaio 1124 (doc. 86), sei lire meno sei soldi «ex denariis novis albis Papiensibus» nel novembre dello stesso anno (doc. 87), trentaquattro soldi «ex denariis novis albis Papie» nell’aprile 1130 (doc. 97), sei lire e sette soldi «denariorum bonorum novorum alborum Papiensium libras» nel maggio 1131 nel primo documento in cui Pietro «habitator in Burgo Vercellarum» cognominato Traffus del fu Paolo «qui nominabatur Bellencius» agisce da solo (doc. 99). Cito qui le carte estranee al gruppo dei documenti relativi ai Traffo attestanti la circolazione di «denarios novos albos Papienses» di data compresa tra il 1126 e il 1130: BSSS 70, pp. 108 sgg., docc. 91-94, 98.
  3. Le carte relative a Pietro Traffo posteriori al 1131 recano le seguenti menzioni di numerario: BSSS 70, pp. 110 sgg., nell’agosto 1133 tredici soldi e quattro nummos «denariorum bonorum



Reti Medievali Rivista, 12, 1 (2011) <http://rivista.retimedievali.it>