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Circolazione monetaria in Italia nord-occidentale: secoli XI-XII 29

dell’XI e una terza più debole inaugurata intorno al 1115, sulla quale le fonti astigiane tacciono. Questo ancora incompleto quadro comparativo, per ora privo di un adeguato significato storico, è comunque utile per contestualizzare i dati che emergono dai documenti di area torinese e da quelli di area eporediese.

Gli scarsi documenti utili di cui si dispone, significativi solo a partire dall’ultimo ventennio circa dell’XI secolo1, convergono nell’attestare un periodo di egemonia della moneta di conio pavese tra il 1079, data alla quale risale la prima attestazione di moneta etichettata, e la fine del secolo. La moneta pavese comparve come numerario di prestigio nelle clausola penali di due documenti in favore del monastero pinerolese di Santa Maria: una promessa di non turbare la disponibilità che l’ente religioso aveva di due complessi fondiari2 e – testimonianza di maggiore interesse, perché getta un raggio di luce sulla diffusione di prassi di economia monetaria nel Pinerolese della fine dell’XI secolo – un complesso patto concernente questioni creditizie tra due coniugi e l’abate del citato monastero3. Nel 1083, come si accennava già nell’introduzione, la penale prevista in una concessione della marchesa Adelaide di Torino e di sua nuora Agnese alla canonica valsusina di San Lorenzo di Oulx venne fissata alla somma di cento lire di buoni denari pavesi4. Nello stesso torno d’anni il ruolo di moneta di riferimento sostenuto nel Piemonte occidentale dai denari pavesi risulta confermato da due concessioni di terre in censo da parte della canonica cattedrale di Santa Maria di Ivrea5.

  1. Per un quadro della documentazione di area torinese si veda A. Olivieri, Geografia dei documenti e mobilità notarile nel Piemonte centro-occidentale (sec. XI), in «Bollettino storico bibliografico subalpino», 94 (1996), pp. 95-212.
  2. BSSS 2, pp. 26-28, doc. 19 (17 dicembre 1079, «in suprascripto loco Pinariolo ante ecclesiam prefati monasterii»): due fratelli insieme con la moglie di uno dei due promettono di non turbare il monastero nel possesso della corte di Mirandolo e del luogo detto Villare Endini sotto pena di cento libbre d’oro e di duecento lire di buoni denari di conio pavese.
  3. BSSS 3/2, pp. 187 sg., doc. 10 (14 febbraio 1091, «in vico Pinarioli»): Paganus de Valle Ferraria e sua moglie Otta investono l’abate di tutti i beni siti in Pinerolo e territorio che avevano dato in pegno a non meglio specificati homines, perché l’abate restituisse ai creditori il denaro in cambio del quale i beni erano stati obbligati e tenesse quindi gli stessi beni in pegno «sub eodem iure et potestate quo eisdem creditoribus subposite sunt». I due coniugi e i loro figli avrebbero potuto riscattare i beni ma avrebbero anche dovuto concedere al monastero il diritto di prelazione nel caso in cui avessero voluto vendere, permutare o appignorare sia le res «que infiduciate sunt» sia altri beni che avevano in Pinerolo e territorio. L’abate da parte sua concesse ai due coniugi un mulino posto in Pinerolo per tutto il tempo in cui avrebbero tenuto fede al patto stipulato con il monastero. La penalità in caso di rottura del patto venne fissata in venti lire di buoni denari d’argento pavesi. Un’aggiunta fuori tenore chiarì che il perfezionamento del patto aveva comportanto il pagamento di somme di denaro alla contessa Adelaide e al visconte, oltre che la restituzione del prestito ai già menzionati homines cui le res erano state infiduciate. Sulle cartule fiducie, cui nel documento probabilmente si allude, si veda il saggio di A. Ghignoli, Repromissionis pagina. Pratiche di documentazione a Pisa nel secolo XI, in «Scrineum Rivista», 4 (2006-2007) <http://scrineum.unipv.it/rivista/4-2007/ghignoli-pisa.pdf>.
  4. BSSS 45, pp. 48-50, doc. 38 (22 aprile 1083, «In civitate Taurini in palacio constructo super portam que dicitur Secusina»).
  5. BSSS 9, pp. 11 sg., doc. 4 (22 dicembre 1093, «infra solario canonice sancte Yporiensis ecclesie»); pp. 12 sg., doc. 5 (18 dicembre 1094, «infra ecclesia Sancte Marie»).

Reti Medievali Rivista, 12, 1 (2011) <http://rivista.retimedievali.it>