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24 Antonio Olivieri


Nella documentazione scritta della fine degli anni trenta e degli anni quaranta si definisce dunque una sorta di omogeneità di dati per la questione che qui interessa. Sarà interessante allora riflettere per un momento su un inventario, probabilmente incompleto ma datato (febbraio 1143)1, nel quale, come si apprende da un incipit esplicativo, il prevosto della cattedrale di Santa Maria di Novara, dopo opportuna indagine, aveva fatto scrivere «omnes fictos quos predicta venerabilis ecclesia eo tempore habebat et possidebat». Fra le rendite espresse in denaro risalta la differenza tra quelle in moneta non etichettata e quelle veteris monete:

(...) In Bacino pro multonibus in unoquoque anno solidos II; tercio quoque anno solidos X veteris monete pro vaccas; odie sunt singulis annis VI soldi ‹odie... soldi in sopralinea di mano posteriore› (...)
§ Decima de Caddo C libras casei et unam formellam duorum solidorum veteris monete et II caseos scutiferis et unam albergariam et IIII nummos pro vectura casei.
§ Piscaria una iuxta pratum Oxolanum et tenet ad Euredria fere usque ad Zoncallinam, de qua dantur solidos VIII, odie sunt X singulis annis ‹odie... annis in sopralinea di mano posteriore› et una albergaria. § In Maceria solidos III, denarios IIII.
§ In Bramosello denarios XV de piscaria.
§ In Albo fictus solidos XII veteris monete et una albergaria et fotrum et districtum eiusdem mansi.
§ In Cannaro fictus unoquoque anno solidos XV, denarios VI veteris monete; quarto vero anno solidos XXX et I eiusdem veteris monete. Et de caseo unoquoque anno libras CCLX. Pro castanei et piscibus in quadragesima solidos VIII veteris monete et duas partem fructuum olivarum. Et in medio augusto unoquoque anno unaqueque domus de Cannaro et de Ogogno unum caseum de quatuor nummis. (...)

La distinzione elementare tra una moneta espressa in modo del tutto generico e una moneta etichettata come vetus mi sembra permetta di distinguere in modo abbastanza preciso (e in rapporto per così dire inverso) tra censi vecchi, forse fissati in transazioni anteriori alla fine dell’XI secolo, e censi nuovi in moneta “vecchia”. Questo, naturalmente, quando si voglia ritenere che la nomenclatura utilizzata nelle carte non sia una artificiosa escogitazione notarile, ma piuttosto un riflesso di usi linguistici condivisi nella società. Se poi vi fosse allineamento o di che entità fosse la differenza tra la moneta dei censi vecchi e la moneta vecchia dei censi nuovi è un aspetto del più vasto problema della moneta milanese nella prima metà del XII che le fonti novaresi propongono. In ogni caso dai dati veicolati dall’inventario non emerge con chiarezza quale nozione avessero i suoi compilatori delle vicende che la moneta circolante nel Novarese aveva attraversato nell’ultimo mezzo secolo. Al di là di questo, sulla base delle conoscenze attuali si può ipotizzare che, nel momento della compilazione dell’elenco, la corrente monetaria prevalente a livello locale si configurasse come una circolazione simultanea di una moneta più forte, la vecchia, accanto a una moneta più debole, la nuova,

    ai contravventori dei termini di una sentenza pronunziata da un messo di re Corrado su una lite tra due gruppi di rustici relativa a una terra comune. Cfr. anche BSSS 77/3, pp. 50 sg., doc. 32 del 1145.

  1. BSSS 79, pp. 237-239, doc. 341.

Reti Medievali Rivista, 12, 1 (2011) <http://rivista.retimedievali.it>